A dividerli sulla carta sono poco più di tre punti percentuali. Nella realtà i due candidati che andranno al ballottaggio per diventare sindaco di Roma – Enrico Michetti per il centrodestra e Roberto Gualtieri per il centrosinistra – sono invece “vicini di casa”.
Appena 2,3 chilometri li “dividono” a Monteverde dove entrambi vivono ormai da anni anche se su lati “opposti” del quartiere. Per le lunghe salite e discese che da Villa Pamphilj arrivano a viale Dei Quattro Venti, i cittadini sorridono all’idea che a contendersi la carica più alta di Palazzo Senatorio siano due storici residenti: “Ci giochiamo un derby in casa”, dicono in molti a ‘Il Messaggero’ che ha sondato alcuni residenti.
E forse questo basterà – scrive il quotidiano – a far risalire un poco l’affluenza tra meno di due settimane. Al primo turno in tutto il XII Municipio si è recato ai seggi il 49,6% degli aventi diritto. Cinque anni fa il dato era un po’ più alto: 50,1% (ma si votava solo un giorno).
Gualtieri nel suo quartiere è avanti, ha ottenuto il 32,6% delle preferenze rispetto a Michetti (25,6%) e molti di quelli che hanno scelto Calenda (qui ha segnato un 22,7%) vireranno sul candidato di centrosinistra o almeno, è questa la suggestione, che emerge di fronte ai bar di via Federico Ozanam o in quelli di via Pio Foa.
Come Carlotta Giannessi, residente di zona che chiede al nuovo sindaco tre cose precise: “Mobilità interconnessa nel quartiere, pulizia e rifacimento di strade e marciapiedi in tutta Roma”.
Al netto della preferenza che poi ogni cittadino esprimerà nei seggi c’è un filo rosso che unisce speranze e richieste, bisogni e domande, “La gente ha necessità di poche cose semplici”, spiega a ‘Il Messaggero’ Giancarlo, storico titolare della libreria “Tilopia” di via Fonteiana, nonché dirimpettaio del candidato del centrosinistra: “Prendere un autobus con la certezza di arrivare in tempo ad un appuntamento, passeggiare per le strade senza la paura di cadere e farsi male. Della politica sono ormai disamorato perché la difesa degli ideali è stata scalzata via dalle emergenze del quotidiano mai risolte”.
E pur tuttavia il signor Giancarlo andrà a votare al ballottaggio. “Non farlo sarebbe peggio”, conclude. Ma certo questi ultimi giorni di campagna elettorale saranno dirimenti: “Il nostro voto – dicono i residenti – se lo devono guadagnare”.
Mauro Morandi, 71 anni, una sigaretta accesa in una mano e la chiave inglese nell’altra, dalla sua autofficina di via Pio Foa rimarca “la necessità di ripristinare la figura dello spazzino di quartiere non solo a Monteverde ma in tutta la Capitale. Sono io che mi pulisco la strada qui davanti, ma lo vede più in là com’è messa?”.
A Largo Guglielmo Bilancioni i cassonetti sono pieni di immondizia. “Roma merita dignità perché è la Capitale d’Italia – dice Marco Tarquini, titolare del locale “Toccannacce” ha visto Parigi o Londra? E ha visto qui come siamo messi? E pure negli altri quartieri è tutto uno schifo”.
La lunga parentesi del M5s a Monteverde è già dimenticata, i residenti non ricordano neanche più come si chiama la presidente Municipale uscente: “Cristina”, azzarda il titolare del bar Crismi di via Ozanam. “No, quella era la precedente, Cristina Maltese del Pd». “Ah già”, sorride, fa spallucce e allarga le braccia. «Quello che c’è adesso non si è mai visto”, aggiunge Tiziana Pulcini titolare della storica gelateria Tony” di Colli Portuensi che conta spesso tra i suoi clienti anche Enrico Michetti.
“In questi anni ho sentito parlare come se non ci fosse un domani – conclude la Pulcini – di piste ciclabili, a Roma, che è nata su sette colli e poi ci chiedono di fare la differenziata, ma non passano a raccoglierla. Ecco io mi aspetto questo: più pragmatismo”. Perché altrimenti “tra le tante – conclude Franco Renzi, 74 anni, con un passato da cameriere nei più famosi ristoranti di Roma – oltre al Covid scoppierà il colera”.