Come si legge su Repubblica lo storico marchio Gucci dal 15 luglio chiuderà il suo store di via Borgognona. Lavoratori preoccupati. I Cobas: “Nessuno perda il posto”
Ai dipendenti avvertiti all’ultimo è stato detto: “Solo un cambio di sede” “.
Piazza di Spagna è più bella che mai in questo periodo vuoto di turisti l’imponente scalinata semi-deserta.
Però di questo vuoto c’è chi ne soffre e tantissimo. Piangono tutti i commercianti delle vie più famose dello shopping capitolino: da Via dei Condotti a via del Corso, ecc.
Una chiusura da imputare al Covid o forse ad una decisione presa già da tempo, legata ad altre decisioni commerciali, ormai diffìcili da realizzare, proprio per la crisi.
Dall’azienda parte il solito: “No comment”. No comment anche dai commessi e dagli impiegati del negozio che allargano le braccia sconfortati ma ovviamente non possono spiegare cosa stia realmente succedendo o anche solo cosa ne pensano. L’unico fatto che si capisce bene è che lasciare questo punto vendita, a due passi da una delle piazze più belle del mondo, non deve essere stata una scelta facile.
I 12 dipendenti, forse saranno assorbiti nell’enorme negozio di via Condotti, più probabilmente andranno alla Rinascente di via del Tritone o al Duty Free di Fiumicino. Il contratto di affìtto di via Borgognona era, comunque, già in scadenza: Gucci ha deciso di non rinnovarlo e non può essere una decisione improvvisa.
«Una laconica comunicazione della dirigenza ci ha informato che il 15 luglio la boutique di via Borgognona abbasserà le serrande per sempre» dichiara Francesco lacovone, del Cobas nazionale. «Una notizia che ha mandato in fibrillazione i lavoratori di tutto il distretto di Roma». La preoccupazione, infatti, è che si tratti soltanto della prima mossa: «Nella comunicazione l’azienda ha sostenuto che al momento nessuno perderà il posto di lavoro, anche perché c’è il blocco dei licenziamenti, poi si vedrà» continua lacovone.”Si vedrà”secondo il sindacalista potrebbe anche significare licenziamenti. «Lotteremo fin da subito per mantenere il pieno perimetro occupazionale e per non consentire trasferimenti che deteriorerebbero le condizioni familiari».
Con l’ingresso dei lavoratori di via Borgognone, aumenterà, probabilmente, la quota di cassa integrazione che già coinvolge i dipendenti. Intanto l’azienda ha stilato un protocollo di sicurezza, firmato dal virologo Burioni, che non permette ai diversi gruppi di lavoro in rotazione per la cassa integrazione di mescolarsi tra loro, a salvaguardia dei lavoratori stessi. “Chiediamo dunque chiarimenti sul futuro occupazionale di queste persone” continua Iacovone.
Sempre in un’intervista a La Repubblica Gianni Battistoni, presidente dell’Associazione Via dei Condotti afferma “Ma i grandi marchi investono ancora qui” e aggiunge “escludo che (questa chiusura) vada interpretata come un segnale di crisi del gruppo Kering».
Alla domanda: “la situazione nella strada delle grandi griffe della moda come va? «Va bene. Anzi, proprio il gruppo Kering, capitanato da Francois-Henry Pinault dal 2005, sta ristrutturando in Via dei Condotti l’ex negozio di Burberry per aprire Bottega Véneta e Pomellato, altri due brand del lusso del gruppo, con un grande investimento, credo che i lavori saranno terminati per dopo l’estate” Quindi, secondo lei, per i grandi nomi della moda internazionale non ci sono problemi legati al Covid-19? “Assolutamente no”.
Le dichiarazioni di Gianni Battistoni ci risollevano un po’ il morale ma, il mercato del consumo non vive solo di grandi firme, con le spalle ben protette. Sono i negozi, non brandizzati che, anche se importanti e storici stanno pagando uno scotto altissimo (ndr)