Fare chiarezza sulla definizione di housing e la sua funzione sociale, aumentare i controlli, eliminare la sovrapposizione con l’edilizia residenziale pubblica e ridefinire i canoni quartiere per quartiere. In poche parole – scrive oggi il dorso romano di Repubblica – tutto da rifare. Oltre a aumentare gli appartamenti a disposizione, il Campidoglio vuole rendere l’housing sociale adatto al ceto medio: non a chi è in emergenza, ma a chi rischia di finirci
Mentre proseguono i controlli da parte dell’assessorato al Patrimonio sui costruttori che dovrebbero offrire a un prezzo agevolato appartamenti a chi è in difficoltà economica, l’assessorato all’Urbanistica guidato da Maurizio Veloccia ha intenzione di cambiare passo sul sistema di affitti calmierati da destinare a un ceto medio in difficoltà: giovani coppie, studenti fuorisede, anziani.
Andando quindi oltre la delibera della giunta Raggi, bocciata dal Tar e che prevedeva che l’housing sociale fosse sostanzialmente applicato seguendo i dettami del Piano Casa regionale: i costruttori, demolendo e ricostruendo edifici e poi destinando una parte delle nuove abitazioni a chi è in difficoltà, avevano diritto a costruire di più. In altre parole, un aumento della superficie edificabilc per chi si impegna a cedere il 30% degli al loggi con affitti calmierati. Con questo sistema, quello che dovrebbe essere uno strumento per alleviare l’emergenza casa a Roma, si è però trasformato in molti casi in un modo per agevolare gli amici o i parenti dei costruttori, schiave Repubblica.
Solo che lo scorso anno, la direzione emergenza alloggiativa del Comune guidata dal comandante dei vigili urbani Massimo Ancillotti, ha scoperto 104 violazioni sui 301 contratti verificati. Decisamente troppi, quindi, gli appartamenti andata a nuclei familiari vicini o legati al costruttore per rapporti di lavoro, parentali o amicali, che di difficoltà economiche in realtà non ne avevano.