Quasi mille tra immobili, parchi, ma anche pezzi di strada e impianti di segnalazione: nella lista aggiornata al 29 dicembre 2023 c’è di tutto. Beni che non possono essere venduti e che negli anni sono stati dati in concessione ad associazioni ma anche a privati. Concessioni che ormai da tempo sono scadute e che ora devono essere rinnovate seguendo i dettami del Regolamento sui beni indisponibili firmato dall’assessore al Patrimonio Tobia Zevi.
Lo scrive oggi Repubblica che sottolinea come di questi 979 beni, tra i 150 e i 200 sono vuoti. Poi ne compaiono 728 tra immobili e aree demaniali che sono utilizzati per una marea di scopi e da una grande varietà di soggetti: scuole, centri di riabilitazione, aree verdi, carrozzerie, locali commerciali che grandi anche mille metri quadri. Infine più di 250 immobili sono occupati da associazioni, siano esse di volontariato, sportive, culturali. Senza contare altre centinaia di realtà tra cooperative, laboratori e altri soggetti no profit.
Poi c’è il problema dei canoni: rispetto al passato, vista anche la riqualificazione di alcuni quartieri centrali e semicentrali (dal Celio a San Lorenzo arrivando al Pigneto), l’affitto sale rispetto agli anni passati. In alcuni casi è anche triplicato. Nonostante l’abbattimento dell’80% è ritenuto troppo alto. Il punto è che non è semplice coniugare attività senza scopo di lucro che offrono servizi in linea di massima gratuiti al pagamento di un canone, per quanto scontato sia. Non è tutto: paradossalmente, se negli anni le associazioni hanno apportato delle migliorie allo spazio che hanno gestito facendo dei lavori di ristrutturazione o manutenzione, il valore dell’immobile sale. Le spese sostenute, durante la nuova concessione vengono scalate, ma la detrazione a un certo punto termina e così, dopo qualche mese o qualche anno l’affitto torna a salire. Per ottenere la gratuità dell’immobile, il modo in teoria è scritto nero su bianco proprio nel Regolamento del Comune: si tratta dei patti di collaborazione. Una formula che però compare (diffusamente) anche in un altro Regolamento, quello sui Beni comuni. La sovrapposizione è oggettiva e il caos è dietro l’angolo – scrive il quotidiano – In pochi al momento hanno trovato pace: è il caso dell’Ordine degli architetti di Roma che ha avuto di nuovo la concessione del meraviglioso Acquario romano all’Esquilino. In tutto sono una quindicina i fortunati, sul resto c’è ancora da lavorare.