Il 6 giugno ‘cala il sipario’ anche lo storico cinema Maestoso

L'allarme di Cgil e Slc: "Nella capitale salgono a 50 le sale cinematografiche che hanno chiuso. Ci attiveremo per trovare le soluzioni utili, è necessario riprendere il confronto sindacale. Il Comune faccia un salto di qualità"

Il prossimo 6 giugno chiuderà il cinema ‘Maestoso’ di via Appia Nuova. Roma, così, “perderebbe ulteriori posti di lavoro. La sala rappresenta un pezzo di storia architettonica e aggregativa della città, che va difesa per il valore occupazionale e quello culturale”. Lo dicono in una nota Tina Balì, segretaria della Cgil di Roma e del Lazio, e Riccardo Saccone, segretario generale della Slc Cgil di Roma e del Lazio.

“Se aggiungiamo però l’America, il Metropolitan, il Fiamma, l’Apollo, l’Etoile, il Rivoli, il Capranica, il Quirinetta, il Roma, l’Embassy,
il Rouge et Noir, l’Ariston, l’Holiday, l’Archimede (e l’elenco potrebbe continuare), ci rendiamo conto come negli ultimi anni a Roma,
Capitale d’Italia e città d’arte e di cultura, abbiano chiuso il sipario oltre cinquanta sale”, si legge nella nota.

“Per quanto ci riguarda – continuano – ci stiamo attivando e ci attiveremo per trovare tutte le soluzioni utili a scongiurare  quest’ennesimo colpo alla città”.

“Occorre riprendere da subito -aggiungono Balì e Saccone- la strada del confronto sindacale e trovare in quella sede le soluzioni di sostenibilità reciproca. Alla dirigenza di circuito cinema chiediamo di mettere da parte rigidità e chiusure incomprensibili, se si pensa che sino a qualche giorno fa si stava trattando il rinnovo del contratto integrativo aziendale e nulla lasciava presagire una scelta tanto drastica quanto sbagliata”.

“Al Comune di Roma chiediamo di più: un salto di qualità, promuovendo un confronto immediato e incontrando i sindacati e gli attori sociali perché Roma con il suo patrimonio culturale, la sua bellezza, la sua storia possa sopravvivere a se stessa. Tante volte sentiamo dire che chi produce contenuti culturali, chi li fa vivere è la spina dorsale di questo paese. Senza cultura non esiste industria, artigianato, servizi, sviluppo. Senza cultura non c’è futuro. E se davvero crediamo nelle cose che diciamo allora bisogna passare dalle parole ai fatti”, concludono.

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