Una nevicata può anche avere effetti salutari: l’aria ovattata, il panorama pulito, l’assenza di traffico e il silenzio, sono tutti elementi che fanno bene all’animo. Superato il primo impatto di sapore bucolico, però, nelle grandi metropoli tutto riprende come in qualsiasi altro giorno. Non così a Roma.
Prendendo alla lettera il luogo comune secondo cui bisogna gestire la cosa pubblica come una famiglia, la mamma sindaco, in previsione di una possibile nevicata, ha raccomandato ai cittadini di coprirsi bene, di stare a casa e di uscire solo – e con prudenza – in caso di assoluta necessità.
Una volta di più l’amministrazione comunale ha dimostrato la propria incapacità di affrontare in termini manageriali i problemi concreti della città e, ancor peggio, non se ne rende conto e nasconde la gravità di quello che avviene.
A Roma, per due giorni scuole e uffici pubblici sono di fatto restati chiusi in previsione ed in conseguenza di una nevicata che si è rivelata niente più che un’imbiancata; i trasporti pubblici, inspiegabilmente, sono stati limitati al minimo, mentre nessuno provvedeva a spalare la neve che, puntualmente si è ghiacciata creando evitabili disagi. Eppure, rientrata dal Messico (anticipatamente, come giudiziosamente ha fatto sapere) da un’improbabile conferenza sul clima, da dove aveva comunque diretto le grandi manovre antineve, la Raggi si è compiaciuta di come tutto sia stato così bene affrontato, superando la grave emergenza.
Il rifiuto di confrontarsi con la realtà non è nuovo da parte dell’amministrazione comunale. Esiste un problema di fondo che riguarda la assoluta mancanza di spirito di impresa nella guida della città. Il Comune, in effetti, non è una famiglia, come qualcuno vorrebbe, ma sostanzialmente un’impresa che deve gestire servizi per la cittadinanza: occorre gestire i rifiuti che ogni giorno vengono prodotti, pulire strade e giardini, mantenere in efficienza la rete stradale e svolgere mille altre attività che richiedono essenzialmente capacità manageriali. Di fronte ad una nevicata prevista da almeno una settimana sarebbe stato possibile fare qualcosa più che dichiarare lo stato d’emergenza, ma sarebbe stato necessario un orientamento all’operatività che è sconosciuto a questa amministrazione.
Esiste in realtà una sorta di rifiuto da parte dell’amministrazione comunale (ma in generale da parte dell’intero Movimento 5 Stelle) a riconoscere come proprio interlocutore l’intero mondo delle competenze, ciò che la induce a misurare le realtà secondo un metro di giudizio senza sbocco, alternativo a quello imprenditoriale. Ciò spiega il fallimento del possibile dialogo con il Governo che aveva aperto il ministro Calenda, così come la fine del rapporto con Massimo Colomban – un imprenditore che aveva messo le sue riconosciute competenze a disposizione del Comune – che avrebbe dovuto aprire la strada ad un serio piano di dismissioni di aziende non necessariamente legate alle attività comunali o, semplicemente, inutili.
Di fronte alla concretezza delle cose che venivano proposte la risposta è stata sempre quella del sospetto e della conservazione dello status quo, salvo annunciare sempre nuove iniziative, collocate, però, in un futuro in cui, probabilmente, questa Giunta non ci sarà più.
Avremo così – si annuncia – una raccolta differenziata al 70 per cento nel 2021, quando entrerà in funzione anche la funicolare a Casalotti; ma intanto non si sa dove stoccare e trattare i rifiuti ed i mezzi pubblici sono sempre più carenti e nessuno vuol sentir parlare di una possibile privatizzazione delle aziende comunali, ATAC in testa, responsabili di perdite per 500 milioni di Euro l’anno.
Ci sono però altre buone notizie: dopo aver espresso la sua soddisfazione per come è stata superata l’emergenza neve, la sindaca ci fa sapere che, per combattere l’inquinamento, dal 2024 tutti i romani che posseggono un’auto diesel dovranno buttarla, perché non potranno più circolare in città. Cosa fare, però, già da oggi, per i duemila autobus diesel comunali che circolano impunemente, insieme con le altre migliaia di bus turistici, non è dato sapere.