Il trasporto pubblico di Roma. Basterebbero queste cinque parole per suscitare sentimenti di rabbia e sconforto tra i tanti abitanti che ogni giorno si trovano costretti a prendere i mezzi pubblici per andare a scuola, a lavoro, all’università. Una Capitale ostaggio del traffico che potrebbe avere nella metropolitana, nei tram e nelle corsie preferenziali uno sbocco vitale importantissimo. La realtà dice il contrario, con la metropolitana A di Roma che in questo 2017 ha conosciuto un crollo preoccupante. E non ci si può neanche appellare all’esoterismo, visto che nella Cabala il 17 è un numero positivo, in quanto il 17 Ottobre dell’anno 3761 a. c., si dice, avvenne la creazione dell’Universo. Ma torniamo a Roma e ai numeri che certificano l’allarme rosso che riguarda la Metro A, quella che da Anagnina porta a Battistini. Visto che il tempo di attesa dei convogli è un parametro indicativo ma non scientifico, dobbiamo affidarci all’unico sistema efficace per valutare lo stato del servizio: i chilometri prodotti rispetto a quelli programmati.
Nel contratto di servizio, l’azienda e l’amministrazione mettono nero su bianco i parametri che possono rendere funzionale il servizio pubblico.
Come si può notare in questo schema relativo a settembre, l’azienda prende in considerazione il servizio programmato, quello reso e il relativo scostamento:
Le “cause esogene” sono – in parole povere i chilometri che Atac non fa per causa di forza maggiore o per cause non imputabili all’azienda ma che il Contratto prevedere come pagabili anche se non effettuate.
Vista questa premessa, ora bisogna fare un piccolo passo indietro, precisamente al gennaio di quest’anno. A inizio 2017 il servizio reso dalla Metro A rispetto al programmato era del 90,2%. Numeri che – nei mesi successivi – hanno continuato il trend positivo che ha visto il dato di aprile registrare un notevole 95% per la Metro A. Poi una rapida discesa, quasi un tonfo, con il servizio di luglio all’83,6% e quello di agosto addirittura al 46% per colpa della chiusura parziale della metro a tra Termini e Arco di Travertino. Poi a settembre il servizio è tornato a un discreto 86,8% per poi calare all’81,2% del mese scorso. Secondo questo trend, il dato finale 2017 della Metro A dovrebbe avere un risultato peggiore del 2016, ai livelli di quel 2015 (nel Tardo Impero di Ignazio Marino) che è stato il punto più basso degli ultimi anni. Con l’azienda e l’amministrazione che non spiegano le ragioni del calo dai dati, è difficile scoprire le cause reali anche perché bastano pochi treni fuori uso per creare tanti disagi. Ma quella dei chilometri veri rispetto a quelli programmati nasconde anche implicazioni economiche, ben spiegate dal blogger Mercurio Viaggiatore. Banalmente, sostiene Mercurio, la mancata produzione di chilometri implica mancati introiti per l’azienda. Per verificare il volume di introiti mancanti si deve partire dal conto dei km persi moltiplicati per la tariffa €/km fissata nel contratto di servizio. A questa perdita lorda poi vengono tolti i km bonus per cause esogene, quelle corse non effettuate per cause di forza maggiore che abbiamo spiegato prima. Mercurio Viaggiatore ha stimato in oltre 5 milioni di euro – da gennaio a ottobre 2017 – i soldi che la mancata produzione di chilometri ha fatto perdere all’azienda.