Il risultato elettorale in Emilia Romagna che ha confermato alla guida della Regione l’ex Governatore Stefano Bonaccini, (candidato del centrosinistra contro Anna Bergonzoni del centrodestra), ha risvolti politici importanti, a partire dalla straordinaria affluenza alle urne, figlia della scossa delle sardine.
La sconfitta de ‘’l’uomo solo al governo’’, ossia di Matteo Salvini, allontana di fatto, almeno a breve, la prospettiva delle elezioni nazionali, e quindi rafforza l’esecutivo di Conte, contro il quale il leader della Lega aveva indirizzato il voto regionale.
Tuttavia sul governo resta l’incognita dell’alleato M5S, non tanto per la scontata debolezza nelle regionali, quanto per il travaglio interno, dopo le dimissioni di Di Maio.
Inoltre chi, come il fondatore di ‘’La Repubblica’’, Eugenio Scalfari, considera Salvini ‘’potenzialmente un dittatore’’, il voto dell’Emilia Romagna può essere anche l’inizio della guarigione per la nostra democrazia, attraverso un rilancio del centrosinistra, grazie soprattutto al movimento delle Sardine.
Infatti, sia pure con l’aiuto di Bonaccini, la linea “aperturista” del Pd di Nicola Zingaretti si dimostra vincente: la lista dei democratici con circa il 34 per cento batte la Lega.
Non solo al Nord, ma anche in Calabria col 15 % si conferma il primo partito, nonostante abbia vinto la coalizione di centrodestra con Jole Santelli, nuovo governatore.
Infine la vittoria del centrosinistra in Emilia Romagna e del centrodestra a trazione leghista in Calabria, è un segnale di ritorno ad un assetto politico bipolare del Paese, sotto la spinta di Salvini, che, per primo, ha svuotato il M5S e ha ricompattato il centrosinistra.
E se il disagio economico si conferma la linfa per il centrodestra leghista, il futuro del centrosinistra si gioca ora sulla lotta alle diseguaglianze economiche e sociali e su concrete proposte alla questione giovanile.