Articolo uscito sulla newsletter “Osservatorio sulla Capitale”
Amburgo, Amsterdam, Stoccolma, Londra e Parigi sono solo alcune delle città europee che stanno programmando il loro futuro. Una progettazione a dieci, venti, trenta anni, frutto di una visione complessiva e a lungo termine. E Roma cosa sta facendo? Qual è il progetto per la Capitale? Ne abbiamo parlato con Alessandro Ridolfi, presidente dell’ordine degli architetti di Roma.
Presidente, Roma sembra sempre più la fiera delle incompiute. Non solo grandi opere, ma anche progetti più piccoli non riescono ad essere conclusi. Come mai è così difficile passare dalla teoria alla pratica?
Bisogna tornare a redigere l’agenda del futuro. E la dimostrazione della mancanza di programmazione è tutta nelle incompiute: dal progetto residenziale di Renzo Piano, bloccato all’Eur, alla vecchia Fiera di Roma abbandonata senza un progetto per la città. O, ancora, i tanti altri capitoli aperti come le famose Vele di Calatrava, il cantiere cominciato nel 2005 e ricaduto in un sonno profondo dopo il ritiro della candidatura alle Olimpiadi 2024, o le stazioni della metro sulla Flaminia. Sono tutte opere che necessitano di una nuova collocazione, di essere ripensate con un approccio nuovo. Se si continua, invece, ad andare avanti solo con interventi in emergenza rischiamo una mancanza di visione.
In effetti il recente rapporto del Cresme, che illustra i progetti nelle grandi metropoli europee, fa impallidire la nostra Capitale
L’Europa ci invita a costruire una città intelligente, sostenibile e inclusiva. E la nostra città merita di essere messa in condizione di competere con le altre grandi capitali europee che, da tempo ormai, stanno programmando il loro avvenire. Per esempio, Londra sta realizzando già un mega collettore prevedendo per il 2050 circa un milione e mezzo di case in più, in gran parte grattacieli con tetti ‘verdi’. Parigi, invece, già progetta 250 km di nuove metropolitane. Per Milano l’occasione dell’Expo è stato un motore, ma soprattutto i milanesi sono tornati a credere nella propria città.
Roma, invece, sembra essere rimasta al palo.
Per questo anche a Roma bisogna tornare a ricostruire quell’orgoglio di capitale d’Italia, ridare una visione nuova con tutti gli stakeholders della città. É necessario, però, prima capire quale direzione prendere, delineando un’agenda per disegnare il futuro della città, in termini di sviluppo, innovazione, investimenti mirati. Abbiamo il dovere di metterci tutti al lavoro. Per questo, in un momento di sofferenza per la Capitale, noi architetti, insieme agli altri soggetti professionali che operano nella città, abbiamo sentito la necessità di metterci a disposizione di Roma per offrire il nostro contributo.
Come deve essere, allora, questa ‘agenda’ per avviare anche a Roma una rigenerazione che ad oggi fatica anche a fare i primi passi?
Roma ha bisogno di una progettualità di lungo periodo per guardare al futuro e non rimanere indietro. Il modello di sviluppo urbanistico della città dovrebbe essere al centro di un ampio tavolo di confronto tra i rappresentanti delle istituzioni, delle organizzazioni delle imprese e dei lavoratori, dei soggetti che operano nel sociale e, ovviamente, delle categorie professionali. Il tema della rigenerazione urbana oggi a Roma è più strategico che mai: solo definendo una nuova idea di città, saremo in grado di renderla più competitiva e all’altezza delle altre principali metropoli del mondo. Riuscendo anche a garantire a chi ci abita e lavora soluzioni effettivamente rispondenti alle loro esigenze.