Imprese: Ebit, nel Lazio in un anno scomparse 10mila aziende del terziario

L'occupazione tiene ma il dumping contrattuale è un tema

Il terziario nel Lazio non è ancora tornato ai livelli pre-Covid, ma continua a rappresentare una fetta importante dell’economia regionale. Luci e ombre per l’occupazione: prosegue la lieve crescita degli addetti, ma il ricorso alla Cassa integrazione è ancora diffuso; un lavoratore su quattro, infine, perde salario e diritti a causa degli effetti del dumping contrattuale, molto più diffuso nella regione rispetto alla media nazionale. È quanto emerge dall'”Osservatorio territoriale sul terziario del Lazio” e dalla “Ricerca sulla contrattazione nel settore”, realizzati da Ebit Lazio, LabChain (Centro di studi e ricerca interuniversitario) e Università Roma Tre e presentati questa mattina a Roma, nel corso dell’iniziativa per il Ventennale dell’Ente bilaterale del terziario.

In un anno scomparse oltre 10.000 imprese nel terziario (-5,1%).

Secondo i dati dell’Osservatorio (responsabile scientifico Silvia Ciucciovino dell’Università Roma Tre), nel secondo semestre del 2022 nel Lazio il numero di imprese attive nel terziario è sceso da 271.844 a 261.704 rispetto allo stesso periodo del 2021, con un calo di 10.140 unità (-5,1%). In media sono scomparse 27 aziende al giorno, il calo più vistoso in Italia. Tra i settori più colpiti il commercio al dettaglio (-4.087 aziende, pari ad un calo del 3%), quello all’ingrosso (-3.126, -7,8%) e il commercio e la riparazione di autoveicoli (-650, -3,8%). Nella regione la maglia nera va alla provincia di Roma, con una diminuzione del 7,4%. Seguono Rieti (-3,9%) e Viterbo (-1,8%). Situazione stabile, invece, a Latina e Frosinone: -0,2%.

I tempi pre-Covid restano quindi lontani: tra giugno 2019 e giugno 2022 il saldo negativo nel commercio è stato pari a circa 9.000 unità. Con oltre 261mila aziende, il terziario continua comunque a rappresentare più della metà delle imprese laziali: nel 2022 erano 482.195 totali. Sul fronte dell’occupazione la crescita c’è ma rallenta, bene i servizi alle imprese. In questo scenario l’occupazione sembra tenere. Nel 2022, infatti, si prevede una espansione del 2,1%, mentre nel 2023 ci sarà un rallentamento della crescita (+1%). Nel II trimestre del 2022 risultano nel Lazio 888.406 addetti nel terziario, in aumento rispetto allo stesso periodo del 2021 (+38.127) e del 2019 (+25.339).

Nel dettaglio emerge la sofferenza del commercio: il saldo con il 2021 resta positivo (+3.888 addetti), ma rispetto al 2019 mancano all’appello oltre 9mila unità. Nel Lazio il primo semestre del 2022 è stato caratterizzato da oltre 70mila differenti attivazioni di rapporti di lavoro nel terziario (l’11,7% del totale nazionale), cresciute del 18,2% rispetto al 2021 e del 36,6% rispetto al 2020. Il dato non è ancora tornato ai livelli del 2019, con uno scarto maggiore rispetto al dato nazionale, pari al -5,2%. Tra le performance migliori si segnalano le donne, +19,7% nel 2022, i lavoratori della fascia 35-44 anni, +23,5%, gli stranieri, +23,9%. Aumentano, infine, i contratti a tempo indeterminato: nel terziario sono il 25,3% (nell’intero mercato del lavoro si fermano al 12,6%). Per quanto riguarda la cassa integrazione nel commercio oltre il 50% del totale della regione. Nel Lazio gli ammortizzatori sociali attivati nel commercio continuano a pesare per oltre il 50%: 21,6 milioni di ore di cassa integrazione nei primi nove mesi del 2022, sulle 40 complessive.

Nulla a che vedere, comunque, con le 141 milioni di ore del solo commercio del periodo gennaio-settembre del 2021. In calo i consumi delle famiglie, nel 2023 crollo degli investimenti. Il dato sui consumi delle famiglie resta elevato nel 2021 e nel 2022: in entrambi gli anni è previsto un aumento del 5,2%. Nel 2023 si passa invece al 2,3%. Bene gli investimenti nel 2021, +15,1%, e nel 2022, +13,1%. Nel 2023 sensibile calo: è prevista una crescita limitata, pari all’1,5%. Domanda estera a picco nel 2023 Dopo il 12,7% del 2021 la domanda estera scende al 5,7% del 2022, per poi sprofondare nel 2023 sotto i colpi delle tensioni internazionali e dei costi energetici: -14,4%. Il dumping contrattuale: un lavoratore su 4 perde fino a 500 euro di retribuzione Molto significativi anche i dati diffusi nel corso della presentazione della ricerca sulla contrattazione collettiva nel terziario. La comparazione tra i diversi CCNL ha dimostrato che il contratto sottoscritto da Confcommercio, Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs per i dipendenti di aziende del terziario, distribuzione e servizi, prevede una retribuzione più elevata e una maggiore attenzione ai diritti rispetto ad altri contratti. In particolare un magazziniere al quale si applica un contratto diverso può arrivare a perdere oltre 500 euro al mese, il 31% della retribuzione (1.110 euro contro 1.618).

Perdite rilevanti anche per il commesso addetto alla vendita (quasi 400 euro al mese, il 25% della retribuzione) e per il capo-reparto (368 euro in meno in busta paga, pari al 20%). Inoltre in alcuni contratti non è prevista la quattordicesima. Male anche la maggiorazione del lavoro supplementare: alcuni contratti applicano il 18% contro il 35% del contratto Confcommercio, Filcams, Fisascat, Uiltucs. Cattive notizie anche per le ferie (22 giorni contro 26) e per i permessi retribuiti: 32 ore annuali contro 104. Un fenomeno, quello del dumping contrattuale, particolarmente preoccupante nel Lazio: se in Italia il contratto Confcommercio si applica in media al 72% degli addetti, la percentuale nel Lazio scende al 58,9%. Considerando i contratti con le prestazioni peggiori, si calcola che i lavoratori più danneggiati siano intorno al 25%, uno su quattro.

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