I prezzi del carrello della spesa rallentano su base tendenziale, scendendo a +12,6 per cento. Lo riferisce un report dell’Istat sui prezzi al consumo definitivi di marzo 2023. I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona registrano una seppur lieve decelerazione in termini tendenziali (da +12,7 per cento a +12,6 per cento), mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto mostrano una più cospicua frenata (da +9,0 per cento a +7,6 per cento).
La diminuzione congiunturale dell’indice generale si deve al calo dei prezzi degli energetici, sia non regolamentati (-9,6 per cento) sia regolamentati (-4,6 per cento), solo in parte compensato dall’aumento dei prezzi degli alimentari non lavorati (+1,0 per cento), dei servizi relativi ai trasporti (+0,9 per cento), degli alimentari lavorati e dei tabacchi (+0,7 per cento entrambi), dei beni semidurevoli (+0,5 per cento), dei beni non durevoli, dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona e dei servizi relativi all’abitazione (tutti e tre +0,3 per cento). L’inflazione acquisita per il 2023 è pari a +5,0 per cento per l’indice generale e a +4,0 per cento per la componente di fondo. L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) aumenta dello 0,8 per cento su base mensile, per la fine dei saldi stagionali di cui il Nic non tiene conto, e dell’8,1 per cento su base annua (in netto rallentamento da +9,8 per cento di febbraio); la stima preliminare era +8,2 per cento.
L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (Foi), al netto dei tabacchi, registra una diminuzione dello 0,4 per cento su base mensile e un aumento del 7,4 per cento su base annua. Nel primo trimestre 2023 l’impatto dell’inflazione, misurata dall’Ipca, è più ampio sulle famiglie con minore capacità di spesa rispetto a quelle con livelli di spesa più elevati (+12,5 per cento e +8,2 per cento rispettivamente).
Nel mese di marzo, inoltre, l’Istat stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, registri una diminuzione dello 0,4 per cento su base mensile e un aumento del 7,6 per cento su base annua, da +9,1 per cento nel mese precedente; la stima preliminare era +7,7 per cento.
Il rallentamento dell’inflazione si deve, in primo luogo, alla decelerazione su base tendenziale dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (da +40,8 per cento a +18,9 per cento) e all’accentuarsi della flessione di quelli degli energetici regolamentati (da -16,4 per cento a -20,3 per cento), i cui effetti sono stati solo in parte compensati dall’accelerazione dei prezzi degli alimentari non lavorati (da +8,7 per cento a +9,1 per cento), di quelli dei servizi relativi all’abitazione (da +3,3 per cento a +3,5 per cento), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +6,1 per cento a +6,3 per cento) e dei tabacchi (da +1,8 per cento a +2,5 per cento). L’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, resta stabile a +6,3 per cento, così come quella al netto dei soli beni energetici, che si attesta a +6,4 per cento. Si attenua la crescita su base annua dei prezzi dei beni (da +12,4 per cento a +9,7 per cento), mentre si accentua di poco quella relativa ai servizi (da +4,4 per cento a +4,5 per cento), portando il differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni a -5,2 punti percentuali, da -8,0 di febbraio.