Il problema dei problemi, dentro e fuori il Lazio. L’inflazione, il cui brusco rialzo “richiede tutta l’attenzione dei responsabili della politica economica. Se non arrestato tempestivamente, rischia di svilire i redditi e taglieggiare i risparmi”. Ad affermarlo è il direttore generale della Banca d’Italia, Luigi Federico Signorini, nella sua relazione presentata in occasione della Giornata del Credito organizzata dall’Associazione Nazionale per lo Studio dei Problemi del Credito. Per contrastare l’impennata dell’inflazione, secondo Signorini, “serve l’operare congiunto di tutte le politiche, con la politica monetaria in prima linea. Qualora le aspettative sui prezzi dovessero perdere l’àncora della stabilità, nemmeno un auspicabile attenuarsi delle pressioni esogene di costo sarebbe sufficiente per fermare il processo”.
Dati alla mano, Signorini ha ricordato che “in Italia l’inflazione corre anche più della media: nella definizione armonizzata essa è stata in ottobre pari al 12,8%”. A proposito del Pil, Signorini ha detto che “nonostante il pesante contesto, sulla base delle proiezioni dell’ultimo Bollettino economico della Banca d’Italia – che tra l’altro dovrebbero essere leggermente riviste al rialzo alla luce dei nuovi dati – si può prevedere per il 2023 una lieve crescita, in media d’anno, nell’ipotesi di base; solo in uno scenario stressato (con un blocco totale delle importazioni di gas russo) si avrebbe, sempre in media d’anno, un calo”.
E, a guardare meglio il Lazio, con un’inflazione sopra l’8% e l’energia in alcuni casi anche raddoppiata, la Cgil ha stimato che dall’inizio dell’anno il potere d’acquisto nel Lazio è calato del 7%. Va da sé che l’ulteriore ondata di rincari di gas ed elettricità (+59 per cento soltanto per la luce annunciato dall’autorità Arera) può semplicemente peggiorare le cose. Più precisamente, per quanto riguarda i lavoratori, il potere d’acquisto è sceso di 1.440 euro per una famiglia con un imponibile di 19mila euro annuo e di 2.553 euro per quelle che dichiarano poco più di 34mila euro. Sul fronte dei pensionati invece il taglio del potere d’acquisto annuo è pari a 913 euro con un reddito di 12.447 euro e di 1.983 se l’assegno complessivo arriva a 26.350.