Intesa Sanpaolo compra Ubi Banca ed è solo l’inizio

L’iniziativa dell’istituto, guidato da Carlo Messina, sorprende tutti, ma è esempio per altre aggregazioni, anche in Lazio, necessarie a rafforzare il sistema creditizio

Con una mossa a sorpresa, ma certamente bene accolta dalla Banca Centrale Europea e Bankitalia, Intesa Sanpaolo con l’ops (offerta pubblica di sottoscrizione) su Ubi Banca ha di fatto avviato l’atteso riposizionamento del sistema creditizio nazionale.

Infatti di fronte ai cambiamenti imposti dal digitale, che coinvolgono tutte le attività economiche, la dislocazione del credito bancario troppo frammentata sta diventando un grave intralcio.

Da un lato ci sono banche, come Intesa Sanpaolo, con una dimensione sufficiente per avere una gestione virtuosa, ma non abbastanza per potersi difendere da pericolose scalate, soprattutto dall’estero. Dall’altro istituti di credito, come Banco BPM o Bper Banca, restare a lungo da soli non sarà facile posizionarsi sul mercato.

L’operazione da 4,8 miliardi di Intesa Sanpaolo-Ubi Banca crea una colosso bancario nazionale, una cui futura scalata appare irrealizzabile. Con questa mossa a sorpresa la fusione crea il settimo istituto creditizio Europeo, con 1,1 trilioni di euro di risparmi depositati. 

Dall’altro, con la dismissione di oltre 400 sportelli  a Bper,  contribuisce al rafforzamento della banca emiliana.

Non è escluso che sulla scia dell’iniziativa del ceo di Intesa San Paolo, Carlo Messina, altre banche ne seguano l’esempio.

Già c’è voce di interesse di Unicredit verso Banco Bpm. E si fa anche l’ipotesi di aggregazione fra Banco Bpm,Bper Banca e Mps, anche se la debolezza di Monte dei Paschi può ancora rappresentare un problema.

Comunque la costruzione di un terzo grande polo bancario resta un obiettivo, soprattutto dopo la riforma delle banche popolari.

E  anche nel Lazio saranno necessarie delle aggregazioni per mettere più al sicuro i risparmiatori e sostenere le aziende.

Comunque suscita qualche perplessità il fatto che l’ad di Ubi Banca, Victor Massiah , con un passato in Banca Intesa, fosse stato tenuto fino all’ultimo all’oscuro dell’operazione, tanto da trovarsi inutilmente a Londra per la presentazione, naturalmente annullata, del piano industriale agli investitori internazionali.

Ma ciò non deve sorprendere, E’ la conseguenza del ruolo differente ricoperto dall’autorità monetaria nazionale, la Banca d’Italia, che prima dell’avvento della Banca Centrale Europea, funzionava un po’ come gestore del sistema bancario, ispirando o favorendo aggregazioni e fusioni, anziché esserne, come ora, solo spettatore. O persino dimostrarsi impotente di fronte ad alcuni dissesti.

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