La grande e varia produttività laziale (1a parte)

Non solo papi e imperatori, il Lazio ha anche un fortissimo e inedito lato di business che tocca infinite produzioni

 

IL Lazio è una bellissima Regione che alterna mare e coste a campagne sterminate e molto coltivate, senza contare la meraviglia della Capitale che vanta i monumenti più affascinanti al mondo.

Il Lazio non è solo cultura e natura ma è anche tra le regioni italiane più “produttive” le cui imprese registrate sono pari al 10,9% del totale nazionale.

Una percentuale che sorprende e che pone il focus sulla nostra regione.
Lo sguardo corre alle 660.486 imprese (dato Movimprese al 31 Marzo).
I settori che emergono: lavori di costruzioni specializzati, commercio all’ingrosso, commercio al dettaglio, produzione agricola e sanità (intesa come produzione).

Conoscere i luoghi attraverso le peculiarità del tessuto imprenditoriale è sicuramente un’esperienza da vivere. Scopriamo storie di imprenditori di successo e la quotidianità dei loro gesti che si sono dimostrati importanti nel momento all’emergenza COVID-19 e hanno saputo rispondere con l’offerta di generi di prima necessità.

53mila esercizi commerciali e servizi alla persona, in base alle restrizioni del DPCM dello scorso 8 marzo, per un totale di quasi 82mila lavoratori (fonte Unioncamere e InfoCamere sui dati del Registro delle imprese delle Camere di Commercio).

Nel Lazio si concentra il maggior numero di discount a livello nazionale: 363 con circa 4mila dipendenti. La regione è anche al secondo posto per diffusione di Ipermercati (90 con quasi 2mila lavoratori) e al terzo posto per presenza di Supermercati (oltre 2.500 con più di 21mila lavoratori). (Fonte Infocamere).

La crisi da Covid-19 pur facendo emergere una capacità capillare degli approvvigionamenti, anche con i servizi di delivery at home, ha causato uno smisurato problema di liquidità per la quasi totalità delle imprese locali. Con la diminuzione dei consumi interni, si è registrano un vero e proprio crollo dei flussi turistici e un forte calo della domanda e degli investimenti esteri.
Una crisi che inciderà molto nella specificità del tessuto imprenditoriale laziale.

Sorprende il dato sul commercio al dettaglio superiore rispetto al resto del Paese, dove le oltre 600mila imprese non italiane (613.275 al 30 settembre 2019) hanno un’incidenza sul totale pari al 10,1%. Parliamo del 9,5% del Pil del territorio di Roma e provincia, con oltre 150 diverse nazionalità (spicca il Bangladesh per numero di presenze).

La loro presenza è particolarmente rilevante in alcuni settori tradizionali come il commercio (32,9%), le costruzioni (18%), il noleggio, agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese (12,9%) e le attività di servizi di alloggio e ristorazione (7,1%).

Perché il fenomeno non sfugga dall’analisi e con la volontà di far emergere i modelli “vincenti” e risolvere quelli di criticità, la Camera di Commercio di Roma ha istituito l’Osservatorio sulle imprese di nazionalità non italiana.

(segue con agricoltura, biomedicale, et al)

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