“La guerra in Ucraina è come il Covid-19: è diffìcile fare previsioni e non sappiamo quanto durerà. E nel frattempo l’Italia e Roma perdono la possibilità di rivedere a breve i turisti russi, che sono considerati top spender. Sempre che di riflesso la situazione non peggiori e la preoccupazione convinca anche i viaggiatori dal resto del mondo a disdire”. Mentre le bombe russe devastano le città ucraine, Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi nazionale e della catena Sina Hotels – undici strutture di lusso in tutto il Paese, tra cui una a Roma, il Bernini Bristol a piazza Barberini – fa i conti con la realtà in un’intervista rilasciata al dorso locale di Repubblica.
I segnali per il turismo erano ottimi. Poi è scoppiata la guerra, è stata sospesa la sperimentazione del vaccino Sputnik ancora non riconosciuto dalle autorità competenti, c’è tensione per le sanzioni. Ci sono già ripercussioni per il settore?
“Aspettiamo le prossime settimane per dirlo. Non è solo una questione legata a quello spicchio di mondo. A livello psicologico quanto sta accadendo condiziona tutti. Dobbiamo sperare che non ci siano cancellazioni, certo, ma anche che arrivino nuove prenotazioni. Dopo due anni di pandemia non ci voleva”.
Quindi teme che la situazione possa scoraggiare l’arrivo di viaggiatori da altre parti del mondo. “Sì, la questione è tutt’altro che semplice. Per stare tranquilli gli americani, che in Italia e a Roma spendono molto, potrebbero decidere di non venire qui, trascorrere le vacanze altrove. E sarebbe una grossa perdita”.
Dopo la frenata della pandemia avevate messo in conto un grande ritorno del turismo da Mosca?
“Roma ha bisogno di turisti con alta capacità di spesa. E i russi lo sono. Sono quelli che spendono di più insieme agli americani. Quindi, si, con gli ottimi segnali sulla ripresa del turismo internazionale speravamo presto, progressivamente, in un ritorno anche dei russi”.
Invece per il momento la possibilità di un’apertura dei flussi è esclusa. Che tipo di turista perde Roma?
“Un turista top spender, che secondo una ricerca della Camera di Commerciodi Milano, spende il 30% negli hotel e il 70% in altre attività”.
Per esempio?
“Al turista russo piace divertirsi. È un turista meno vocato alla cultura e alla cucina tradizionale, come invece è l’americano “tipo” che arriva in Italia. Al viaggiatore russo, che ha tra i quaranta e i cinquantacinque anni, piace fare acquisti nelle grandi vie dello shoppingdi Roma. È un appassionato di griffe, di marchi”.
E per il cibo? Ci va in trattoria il turista russo?
“No, ovviamente no. Almeno quello che può spendere molto. Ama la musica, i buoni vini, lo champagne, lo si trova poco nel locale tradizionale. Punta al glam, ai brand riconoscibili”.
Come quelli che apriranno in via Veneto? E una delle strade di Roma che si sta rifacendo il look grazie all’investimento dei privati. Briatore in testa.
“Sono diversi i progetti che puntano a portare a Roma i turisti con grosse capacità di spesa. Poi, certo, non bisogna pensare sono solo agli americani e russi. Ci sono anche i francesi, gli inglesi, i tedeschi che spendono tanto. Per rendere la città ancora più attraente stanno aprendo posti come Rosewood, l’hotel Bulgari, Sempre a via Venetosta per aprire Nobu: hotel e ristorante di Robert De Niro. I lavori dovrebbero essere in corso, credo apra a maggio. Contribuirà a rendere più vivace via Veneto, che viene da due anni di totale abbandono: poco tempo fa ero 1º con Flavio Briatore ,un sabato alle 12, non c’era un bar aperto per prendere il cane”.
Quando la vedremo “ultimata”?
“Ci vorranno unpaio d’anni. Ma i progetti crescono, finiti i primi anni ne verranno altri”.
E poi c’è il Giubileo, forse anche Expo2030.
“Abbiamo davanti a noi nove anni di investimenti e visibilità. Così si attirano i turisti. Ma Roma deve farsi trovare pronta su trasporti, decoro urbano e immondizia: i clienti più agiati spendono, ma pretendono”.