Enrico Pazzali, 52 anni, già a capo della Fiera di Milano, da due anni AD di Eur Spa, a cui fa capo il “Roma Convention Center La Nuvola”, racconta con passione l’impegno che lo aspetta per lanciare il nuovo polo congressuale della Capitale. La sua ricetta? Marketing e promozione del brand RCC e poi, naturalmente “Fare sistema”. In questa ottica “fare sistema” con altri poli congressuali italiani, come Firenze, Milano e Rimini potrebbe essere una carta assolutamente vincente. Pazzali non teme di prospettare anche una eventuale privatizzazione che faciliterebbe l’offerta di tutti quei servizi collegati all’organizzazione degli eventi, che ora, per la dimensione pubblica, richiedono gare e quindi tempi molto lunghi, che penalizzano nei confronti di agguerriti competitor. Con la Fiera di Roma nessuna concorrenza visto che La Nuvola è dedicata a Congressi fino a 6000 partecipanti, mentre la Fiera, quando ospita congressi si rivolge a numeri molto più grandi.
Finora le vicissitudini della Nuova Fiera, di cui il Comune vuole liberarsi, non sono per Voi di un buon auspicio. In cosa vi differenziate ?
La Nuova Fiera è entrata a regime proprio quando il mercato degli eventi era in fase di flessione, dunque nel pieno della crisi industriale che ha generato da parte delle aziende la forte riduzione degli investimenti nel settore. Inoltre Roma non ha, al contrario di Milano, una vocazione business to business. La Capitale, certamente competitiva nei servizi, non ha invece un distretto industriale altrettanto competitivo che possa produrre un giro d’affari comparabile con i principali poli fieristici e la Nuova Fiera sconta questa combine di problemi. Il congressuale ha attori diversi.
Ma c’è un legame possibile tra voi e la Fiera di Roma?
Lo escludo, dal momento che il Roma Convention Center La Nuvola rivolge la sua offerta nel mercato della meeting industry, ovvero in un mercato assolutamente diverso da quello delle fiere, con altri target di riferimento, altri buyer e altri operatori. E poi, come ho già detto, le dimensioni sono tutt’altre: miriamo ad eventi da 6 mila presenze al massimo. Semmai, esiste un parallelo ideale tra il Roma Convention Center La Nuvola e altre realtà, come Milano, Rimini, Firenze. Insieme, rappresentiamo quattro diversi posizionamenti che messi a sistema potrebbero rappresentare una assoluta alternativa ai distretti di Londra, Parigi, Barcellona. Una sorta di sistema congiunto che potrebbe farci scalare le classifiche mondiali.
Oltre all’idea del sistema, cosa potrebbe aiutarvi, una privatizzazione, ad esempio?
Siamo quasi unici: insieme al Centro Congressi di Vienna siamo direttamente partecipati dal Tesoro, che possiede il 90% dell’Eur Spa (il 10% è nelle mani del Comune di Roma). In qualche modo una privatizzazione sarebbe fondamentale per poter agire con la velocità richiesta dal mercato, oggi frenata dalla complessità del codice degli appalti – che deve ovviamente essere rispettato – al quale siamo rigidamente vincolati dall’attuale status di società con azionisti pubblici. E poi c’è la Legge Madia, per cui non possiamo aumentare l’organico, come sarebbe necessario ed opportuno soprattutto in questa fase di lancio con figure di elevata professionalità nel settore. Comunque le regole vanno rispettate, ma certamente Parigi e Londra, ai vertici della classifica, non hanno questa complessità amministrativa.
Cosa dovrebbe fare l’attuale amministrazione per aiutarvi?
Siamo già in buoni rapporti con l’Assessore allo Sviluppo e al Turismo di Roma Capitale Adriano Meloni. La Nuvola, e la sua proprietà – Eur Spa – hanno un ruolo importante per Roma. Abbiamo dimostrato che siamo in grado di “far accadere le cose”, come è stato per l’apertura del Roma Convention Center e del Luneur. A maggio riapriremo il Giardino delle Cascate e il ponte pedonale Ashi sul Laghetto. Ci aspettiamo una politica del territorio che continui a consentire questa valorizzazione e, di conseguenza, la creazione di ricchezza per gli azionisti e per la Città.
E cosa serve per far crescere l’attrattività della città rispetto alle altre mete congressuali?
Oggi la Capitale è al 16° posto nella graduatoria europea che mette insieme, tra le altre variabili, il numero dei partecipanti e la quantità di eventi. Noi ci posizioniamo nel segmento dei congressi di taglio medio-grande. Se Roma mettesse a frutto il potenziale di bellezza e patrimonio artistico, in effetti, potrebbe diventare il primo polo congressuale italiano ed europeo. E il fatturato sarebbe importante: stimiamo che ogni ospite congressuale porti un indotto alla città di 1.400 euro, ben al di sopra del turista medio. Noi intendiamo contribuire molto a questa ricchezza: dal 29 ottobre ad oggi (lancio con evento promozionale internazionale) abbiamo già ospitato undici eventi, mentre per i prossimi anni abbiamo in piedi circa cinquanta trattative per un valore, solo di locazione della struttura, di oltre 12 milioni di euro. Calcoliamo che, a regime, nel 2022 potremmo essere in attivo.
Quali eventi ospiterete?
In questi primi mesi stiamo pianificando eventi cosiddetti corporate, cioè pianificati in pochi mesi. Per i congressi di più ampio respiro, programmati di tre anni in tre anni, inizieremo nel 2019. Il 12 aprile abbiamo ospitato la convention aziendale di una compagnia assicuratrice americana da oltre 3.000 persone, a maggio il Forum PA, che quest’anno ci ha prescelti come suo spazio. A giugno avremo l’assemblea generale di Confartigianato e a luglio un evento di una nota casa multinazionale automobilistica, solo per citare i primi in agenda. E poi, in attesa che dal 2018 arrivino i grandi congressi internazionali a Roma, per presentarci al mondo, andremo a Francoforte, Barcellona e Las Vegas.
Il digitale è un concorrente del vostro business?
Affatto. Anzi la tecnologia ci aiuta, è uno straordinario strumento di marketing. Tra l’altro anche i giganti dell’e-business guardano con interesse al nostro mondo: anche il colosso delle vendite on line si sta interessando ai grandi eventi internazionali, consapevole dell’ importanza di combinare le due dimensioni.








