La rivolta degli inquilini di San Saba

Gli alloggi, di proprietà dell’Ater, sarebbero stati messi in vendita a prezzi non calmierati. Si tratta di 500 immobili tra l’Aventino e Caracalla

Prati

Carlotta De Leo per il Corriere della Sera Roma

 

L’allerta è alta e gli inquilini sono pronti alla battaglia. I villini popolari di San Saba tornano al centro dell’attenzione dopo l’approvazione, a fine anno, di un articolo (il 123) della Finanziaria regionale che potrebbe far sfumare per molte famiglie la possibilità di riscattare la casa. C’è scritto, in sostanza, che l’ente gestore (l’Ater) può predisporre «specifici piani di cessione per gli alloggi di elevato pregio immobiliare» e il loro costo viene «determinato dai valori Omi».

«Praticamente quasi il prezzo di mercato, dai 4.5 ai 6mila euro al metro quadro: davvero troppo per questi inquilini», sostiene Yuri Trombetti, ex consigliere municipale e presidente del comitato «Centro solidale».

La vicenda dei 500 alloggi «popolari» tra l’Aventino e Caracalla è travagliata: tra sgomberi eccellenti e promesse ripetute, ancora oggi il 30 per cento degli occupanti è abusivo e, come tale, non ha dunque diritto all’acquisto. Ma gli altri ci speravano – eccome – di poter diventare proprietari di una casa centrale a prezzi calmierati. La scorsa estate, è arrivata la doccia fredda: nell’elenco di 4.400 alloggi Ater da vendere non c’era traccia dei loro stabili.

Ufficialmente perché quelli erano tutti condomini in cui c’erano già inquilini diventati proprietari ma a San Saba, in realtà, nessuno ha mai potuto acquistare nulla. Il mega-piano dell’Ater da circa 230 milioni di euro – da reinvestire nella manutenzione – è appena iniziato con le prime duecento lettere agli inquilini recapitate proprio in questi giorni.

Un bel regalo di Natale, soprattutto per chi avrà la possibilità di comprare 140 metri quadrati in centro con 70 mila euro (il 25 per cento del valore di mercato). «In media una casa di 70 metri quadrati a Testaccio o in via Andrea Doria a Prati costa 60mila euro», sottolinea Trombetti . «Gli inquilini di San Saba si aspettavano di dover pagare di più, ma non fino a cinque volte tanto per la stessa metratura», sostiene il responsabile di «Centro solidale».

Dagli uffici dell’Ater che seguono la vicenda, comunque, rassicurano: la nuova norma regionale favorisce gli inquilini delle aree di pregio che, consorziandosi, potranno ottenere la vendita in blocco degli stabili. Nei prossimi giorni, 10 o 15 al massimo, ci sarà all’Ater un incontro con le associazioni: l’intenzione è arrivare a un piano di cessione specifico per San Saba già entro l’anno.

I valori al metro quadro saranno valutati con i sopralluoghi stabile per stabile: nessuno sarà cacciato via, ma gli inquilini si dovranno rassegnare all’idea di dover pagare un po’ di più per una casa popolare e di pregio.

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