Come ampiamente previsto, la Commissione Ue ha bocciato per “violazioni particolarmente gravi” la manovra di bilancio italiana, che fissa al 2,4% il rapporto deficit/pil, per il prossimo anno, e chiederà all’Eurogruppo ed all’Ecofin di avviare l’apertura della procedura d’inflazione per debito eccessivo nei confronti del nostro Paese. La reazione del governo giallo-verde di Giuseppe Conte, almeno apparentemente, e’ stata alquanto blanda, ma nello stesso tempo ferma: si crede nel dialogo con le Istituzioni europee, ma la manovra non cambia e non si intende recedere, ma nemmeno andare oltre, dal tetto del 2,4%.
Inizia ora, quindi, il vero braccio di ferro tra Ue e Italia che non si concluderà in tempi brevi. Le regole della comunità europea sono alquanto complesse e richiedono vari passaggi prima che la procedura, se approvata, possa trovare applicazione. In effetti, il primo e vero atto nei nostri confronti non potrà essere varato prima di gennaio 2019 perché la Ue deve attendere il varo della manovra di bilancio da parte del Parlamento italiano (che ha iniziato da poco l’esame del provvedimento e che lo concluderà a ridosso o durante le festività natalizie). Se nel frattempo nulla dovesse cambiare nei rapporti tra Bruxelles e Roma, e’ presumibile che a febbraio sarà chiesto all’Italia di adeguarsi alle regole comunitarie e le sarà concesso un lasso di tempo per farlo (tra i tre ed i sei mesi, ovvero tra maggio e agosto 2019).
E’ proprio su questo arco temporale che contano sia il M5S che la Lega. Le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo si terranno infatti nei 27 Stati membri (l’Inghilterra sarà già fuori) tra il 23 ed il 26 maggio e in Italia si voterà domenica 25. Chiaramente Luigi Di Maio e Matteo Salvini impronteranno la loro campagna elettorale sullo scontro-confronto con Bruxelles, che sarà particolarmente produttiva se l’Europa farà “la cattiva” dandoci solo tre mesi per trovare misure correttive ai nostri conti. Se invece i mesi saranno sei, arriviamo proprio alla data fissata dal governo per fare il “tagliando” alla manovra, ovvero per controllare se questa ha esplicato i suoi effetti. In caso negativo, e’ stata già messa in preventivo una manovra correttiva dei conti pubblici.
Per M5S e Lega, insomma, gli avvertimenti europei e le richieste di ravvedimento lasciano il tempo che trovano. La vera minaccia per l’Italia viene invece dai mercati finanziari. Un calo borsistico ed uno spread che si avvicinasse pericolosamente a quota 400 non sarebbero tollerabili, sia per il sistema economico-finanziario del nostro Paese, sia per la base elettorale leghista che nel settentrione ha il suo granaio di voti (il Carroccio governa tutte e tre le regioni del Nord-Est (Lombardia, Veneto e Friuli-VeneziaGiulia).
In questi mesi, dunque, l’attenzione delle forze di governo sarà più rivolta allo spread che ai moniti di Bruxelles. Purtroppo l’ultima asta dei BTp Italia è stata una doccia fredda per tutti. E’ come se il risparmiatore italiano dimostrasse in questo modo la sua perplessità sulla tenuta del sistema Italia.Gli 860 milioni raccolti finora sono il peggior risultato di sempre. Una chiara debacle e un evidente cambiamento di rotto da parte del grande popolo retail.