L’Agenzia di Promozione turistica alle battute finali

Quattro anni di vita, quasi il doppio per la liquidazione. La partecipata di Regione e Comune ha vissuto nell'opacità senza aiutare realmente il turismo locale

Quattro anni in funzionamento, sette in liquidazione. E’ la triste storia dell’Agenzia Regionale Promozione Turistica di Roma e del Lazio Spa, che, nata nel 2006, è stata messa in liquidazione dall’assemblea volontaria dei soci il 25 ottobre del 2010 con una procedura che non si è ancora conclusa. Il risultato è che fino a tempi recenti l’azienda ha gravato sui contribuenti del Lazio. Per quale ammontare ammontano? E’ difficile stabilirlo perché sul sito dell’azienda gli ultimi dati disponibili sono relativi al bilancio 2014, inserito nella sezione trasparenza. In compenso qualche indizio viene dall’elenco delle partecipate della Regione Lazio che ne detiene il 51% accanto al Comune di Roma (19%).

Secondo la lista della Regione, l’Agenzia ha chiuso il 2016 con un utile da 3756 euro. Nel documento con i dati delle partecipate, accanto al nome dell’azienda, si puntualizza poi che “con riferimento all’anno 2016 non grava sul bilancio della regione alcun onere economico”. Oltre non è dato sapere: interpellato sul tema, l’ufficio stampa della Regione Lazio non ha infatti risposto alla richiesta di informazioni sulla situazione e le prospettive dell’azienda. Nessun dato in più dunque rispetto a quanto pubblicato sul sito dove risultano i compensi del liquidatore, l’avvocato Donato D’Angelo, che dall’inizio della procedura ad oggi è costato circa 400mila euro. Denaro cui si aggiungono anche gli oneri di un collegio sindacale composto da cinque persone: Fabrizio Ferri, Giuseppa Puglisi, Maurizio De Filippo, Ersilia Militano, Katia Guerrieri.

E’ presto per sapere come si chiuderà il 2017 per l’Agenzia Regionale Promozione Turistica. Generalmente i bilanci si depositano fra aprile e agosto, ma di certo per l’azienda sarà un anno di transizione importante dal momento che il Comune di Roma ha ribadito l’intenzione di chiudere la partita. Prima però bisognerà forse far chiarezza sui numeri del passato perché quelli disponibili sul sito della Regione non coincidono con quelli pubblicati dal Comune. Un esempio? Per la Regione Lazio (http://www.regione.lazio.it/rl_amministrazione_trasparente/?vw=contenutiDettaglio&id=121) l’azienda ha archiviato il 2014 in rosso da 250mila euro come risulta anche dal bilancio sul sito dell’Agenzia (http://www.atlazio.it/upload/uploadfolder/trasparenza/Bilancio2014/Bilancio%202014%20ATLazio%20S.p.A..pdf), ma per il Comune invece la perdita di esercizio dello stesso anno per la medesima azienda ammonta a poco più di 144 mila euro (http://www.comune.roma.it/pcr/it/newsview.page?contentId=NEW1113516). Non si tratta di un dettaglio da poco dal momento che c’è il rischio concreto che i dati della stessa partecipata siano stati iscritti diversamente nei bilanci di Regione e Comune. Con la conseguenza che l’eventuale fine della liquidazione richiederà “un aggiustamento” in corso d’opera sui già disastrati conti del Campidoglio.

La storia dell’Agenzia è insomma un gran pasticcio combinato da Regione e Comune. E pensare che la struttura era nata con l’ambizione di sostenere il turismo regionale. Secondo lo statuto avrebbe dovuto essere “strumento di concertazione e coordinamento dell’attività di promozione turistica di Roma e del Lazio, svolta da soggetti pubblici e privati per favorirne interazioni e sinergie”. La missione è quanto mai attuale se si considera che, secondo l’ultimo rapporto sul turismo realizzato nel 2017 da Unicredit e Touring club italiano, nonostante l’Italia sia fra le mete più desiderate dai turisti di tutto il mondo, il paese è ancora solo quinto per capacità attrattiva con 50,7 milioni di arrivi internazionali. Si inserisce inoltrein una florida industria nazionale che vale ben 70,2 miliardi, pari al 4,2 per cento del prodotto interno lordo. In questo contesto il Lazio e Roma sono al primo posto per spesa con 6,4 miliardi di euro lasciati dagli stranieri sui quasi 36 miliardi complessivi in Italia nel 2015. Cifre importanti che ben giustificherebbero una partecipata pubblica in grado di soddisfare le richieste del turismo internazionale. A patto, naturalmente, che la controllata funzioni nel migliore dei modi senza trasformarsi solo in un costoso strumento vuoto della politica.

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