Lavoro: FederTerziario, contratti e formazione adeguati al cambiamento – VIDEO

Il presidente Patrizi auspica strumenti contrattuali più aderenti alla realtà e sollecita una istruzione con percorsi di studio in profili richiesti dal mercato. Per il segretario generale Franco la formazione diventa il valore aggiunto delle aziende

Il Lavoro nei suoi molteplici aspetti è diventato prioritario sia nell’agenda del governo che in quella dell’opposizione. E il lavoro e la formazione sono al centro del progetto di FederTerziario, da 30 anni a fianco delle piccole e medie imprese. Radiocolonna incontra il Presidente Nicola Patrizi e il segretario generale Alessandro Franco. 

 

Presidente, quali iniziative avete intrapreso per correggere l’asimmetria tra un numero di disoccupati elevato, soprattutto al Sud, e aziende che lamentano l’assenza di personale qualificato?

E’ un problema strutturale che non possiamo risolvere nel breve periodo, ma dobbiamo guardare a un arco temporale che va da qui ai prossimi dieci anni. Qual è la ricetta? Nelle varie fasi dell’istruzione e della formazione non possiamo più permetterci il lusso di perdere studenti che poi diventeranno lavoratori. Quindi bisogna cominciare dalle scuole secondarie e superiori in particolare. E’ necessario consolidare e promuovere gli investimenti infrastrutturali, anche per quanto riguarda la qualificazione dei docenti, perché i dati ci dicono che scuole più belle, più accoglienti e con più servizi incentivano allo studio. Inoltre occorre inserire corsi di orientamento nei vari passaggi dell’istruzione, in modo che gli studenti possano diventare futuri lavoratori consapevoli e non si disperdano in percorsi di studio in profili che non sono richiesti dal mercato.  

 

C’è la caccia a camerieri e facchini stagionali, ma spesso la paga è da fame e senza contratto. Come si potrebbe rimediare tenendo conto delle esigenze delle imprese? 

Occorre lavorare sui ragazzi giovani valorizzando le scuole professionali, pensiamo alle alberghiere o alla meccatronica. Quindi va fatto un lavoro soprattutto con le famiglie, perché non esiste un percorso di studio di serie A o di serie B. E poi bisogna lavorare sui contratti perché l’altra faccia della medaglia sono gli strumenti contrattuali, che devono essere assolutamente adeguati e devono riuscire a fotografare quella che è la realtà dei fatti. Per quanto riguarda le imprese, oggi hanno dei costi fissi troppo elevati, soprattutto una tassazione eccessiva, e quindi il costo del lavoro diventa l’elemento variabile per la competitività. 

 

Come procede la richiesta di equiparare le scuole dei mestieri alle scuole pubbliche?

Abbiamo sperimentato lo scorso anno nell’ambito del settore turistico alberghiero la valorizzazione di alcune scuole professionali del completamento dell’obbligo formativo della Regione Sicilia.  Abbiamo proposto un accordo con gli albergatori e le strutture ricettive del Sud Tiroler e abbiamo sperimentato una mobilità di studenti neodiplomati in queste scuole,  che hanno avuto la possibilità nella stagione estiva di lavorare presso le strutture ricettive del Trentino.

 

E riguardo l’equiparazione di queste scuole con le scuole pubbliche?

Con la Federazione del Terziario Scuole stiamo promuovendo questi percorsi che sempre più si avvicinano al tentativo di maggiore riconoscimento. Tra l’altro questo governo recentemente ha dichiarato che le scuole paritetiche devono essere messe sullo stesso piano delle scuole pubbliche. Quindi su questa linea continueremo a sensibilizzare le forze politiche, cercando di dare il maggior valore possibile alle scuole private e alle scuole professionali.

 

FederTerziario è protagonista anche di importanti progetti europei. Tra questi in particolare la rete YEPA dedicata allo sviluppo dell’imprenditoria giovanile. Come procede questa iniziativa?

Il 9-10 marzo è stato lanciato a Bruxelles il progetto Yepa, che è un’accademia che studia il trend e gli andamenti delle imprese giovanili e delle imprese sociali. Diversi Paesi che hanno fatto da traino, in particolare la Germania, la Francia e l’Italia stessa hanno lanciato questo progetto, che studierà i modelli per la creazione e la promozione delle imprese giovanili nei prossimi due anni. E quindi noi stiamo partecipando attivamente per contribuire e anche per imparare dalle buone pratiche che vengono proposte in questo progetto. 

 

Per la contrattualistica ci rivolgiamo al segretario generale Alessandro Franco. FederTerziario ha sottoscritto oltre venti contratti collettivi nazionali di lavoro, quali sono i principi che ne hanno guidato la redazione?

Crediamo molto nella contrattazione di prossimità che può essere settoriale o territoriale, questo perché un contratto collettivo nazionale deve essere una cornice all’interno della quale si deve trovare posto ogni singolo comparto produttivo, piuttosto che un territorio o una singola impresa.  Nei nostri contratti parliamo molto della flessibilità della gestione del rapporto di lavoro e della flessibilità organizzativa. Nel primo caso è adattabile a quei lavoratori che non hanno mai avuto esperienza professionale all’interno del settore in cui vengono assunti e la ricollocazione di categorie svantaggiate. Dal punto di vista organizzativo immagino lo smart working sul quale abbiamo iniziato a puntare anche prima della pandemia. Altro elemento è la professionalità e quindi la formazione, spingendo l’imprenditore a comprendere come non sia un mero adempimento burocratico, ma un valore aggiunto. Infine abbiamo chiesto a gran voce al legislatore che l’utilizzo dei fondi interprofessionali, che finanziano la formazione, possano essere aperti anche al piccolo imprenditore.

 

Da una vostra rilevazione nell’ultimo triennio si registra una crescita della formazione delle Pmi nella sostenibilità ambientale e nella digitalizzazione. E’ aumentata anche la consapevolezza che sono il futuro?

Sicuramente abbiamo notato una crescita di progetti formativi riguardo la sostenibilità e la digitalizzazione, ma abbiamo anche notato una presa di coscienza diversa da parte dell’impresa, anche grazie al lavoro di corpi intermedi come noi. Abbiamo potuto notare una riduzione degli sprechi, un corretto trattamento dei rifiuti e un’ attenzione al risparmio energetico. E quindi riteniamo che l’impresa e gli imprenditori in questo periodo siano più responsabili e abbiano una maggiore consapevolezza sociale.  

 

FederTerziario partecipa attivamente ai principali tavoli avviati dal governo – dalla scuola alla riforma fiscale –  che cosa vi contraddistingue?

Il consulente del lavoro e il commercialista in una grande realtà hanno una importanza diversa rispetto a quella che possono avere in una piccola realtà. E quindi grazie alla ramificazione territoriale di FederTerziario ci basiamo molto su quello che è l’ascolto dell’imprenditore. Le nostre Federazioni sono composte da imprenditori che ci raccontano e che ci spiegano qual è il problema della categoria e cerchiamo di utilizzare gli strumenti normativi per andare incontro a quelle che sono le loro esigenze.

 

Riguardo alla riforma fiscale avete fatto qualche richiesta specifica?

Nelle more  di una modifica del pagamento anticipato, saldo e acconto delle tasse,  una richiesta specifica è stata quella di annullare la sanzione del 30 per cento per chi avesse sbagliato la dichiarazione. Un’altra richiesta riguarda la possibilità di utilizzare gli importi di fondi strutturali Ue non spesi come risorse aggiuntive nei fondi interprofessionali. E ciò per poter investire non solo nella formazione dei lavoratori occupati, ma anche nella formazione dei lavoratori non occupati. Uno dei progetti presentati è proprio quello di istruire persone non occupate con la certezza che un’azienda si impegnerà poi ad assumerle alla fine del percorso formativo. Una procedura che potrebbe essere applicata anche al reddito di cittadinanza.   

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