I contratti a tempo indeterminato a Roma, in 15 anni – tra il 2009 e il 2022 – sono passati dal 16 all’8 per cento. E nel complesso, a oggi, l’81 per cento del lavoro è da considerarsi precario mentre corrisponde al 19 per cento il lavoro stabile. Sono i dati diffusi dai sindacati Cgil, Cisl e Uil di Roma e Lazio, stamattina nel corso della commissione Cultura e Lavoro di Roma presieduta da Erica Battaglia del Partito democratico.
” Il panorama che abbiamo davanti per il lavoro è preoccupante – ha spiegato Stefania Sposetti della segreteria della Cgil di Roma e Lazio -. Il rapporto tra attivazione e cessazione dei contratti di lavoro a Roma, dal 2009 al 2022, ci presenta la fotografia di una città che abbiamo definito la Capitale della precarietà. Aumentano nel Lazio i redditi complessivi dichiarati e aumentano i depositi bancari ma questo non si riversa sul monte salari. Roma e Lazio vedono aumentare il lavoro precario. Le nuove posizioni sono precarie e di breve durata. Registriamo un 24,9 per cento di nuove attivazioni, che corrispondono al 46 per cento dei contratti attivi in totale. In media su base regionale le nuove attivazioni passano dal 2,13 al 2,46 per cento, al di sopra della media nazionale: sembra un dato positivo ma non lo è. C’è un problema di quantità e qualità del lavoro. Soltanto nella città di Roma, escludendo la provincia, in 15 anni, siamo passati da un 16 per cento di contratti a tempo indeterminato a uno scarso 8 per cento del 2022: si tratta di un gap colmato dai contratti a tempo determinato. Ma il 48 per cento dei nuovi contratti a Roma, pari a circa 700 mila contratti, dura un solo giorno.
Nel Lazio il dato è tra il 4 e il 10 per cento, al di sotto della media nazionale, questo perchè su 109 mila persone interessate dai contratti di un solo giorno ben 99 mila sono a Roma.
Inoltre, per le modifiche intervenute a livello di governo, a Roma il 60 per cento delle famiglie che percepiva il reddito di cittadinanza non potrà accedere ai nuovi strumenti”. Secondo Luca Bozzi della segreteria regionale della Cisl del Lazio: “Stando agli indicatori su occupazione giovanile e femminile potremmo pensare di essere davanti a un quadro che sembra confortante, in realtà la situazione reale è completamente diversa: i tre volani, servizi, commercio e turismo che a Roma continuano ad assorbire la maggioranza delle assunzioni, sono comparti che non danno assolutamente garanzie di lavoro stabile e sicuro. E questo non ci fa sperare in un futuro diverso rispetto agli ultimi 15 anni. C’è stata una ripresa rispetto al 2020-2021 – ha sottolineato Bozzi – ma il senso di precarietà che insiste su giovani e donne ci fa comprendere che bisogna sfruttare fino in fondo le opportunità dei finanziamenti che stanno permettendo a Roma di crescere per far crescere anche il lavoro”.
Per Pierluigi Talamo della segreteria della Uil di Roma e Lazio, l’osservatorio regionale che abbiampo attivato da qualche anno sul precariato studiamo l’andamento dei contratti: i contratti atipici e precari purtroppo la fanno da padrone. Da gennaio a settembre del 2023, periodo dell’ultima rilevazione, abbiamo contato 733 mila rapporti di lavori attivati, numero secondo soltanto alla Lombardia, ma se analizziamo la natura di questi contratti scopriamo che di questo totale soltano 110 mila contratti sono a tempo indeterminato. In assoluto a oggi l’81 per cento del lavoro è precario e il 19 per cento è lavoro stabile: un dato superiore a quello della media nazionale. In confronto allo stesso periodo del 2022 scopriamo che di fatto sono aumentati i contratti precari e diminuiti quelli a tempo indeterminato”.