Lavoro: per il Fondo monetario è una catastrofe

Nel secondo trimestre persi 300 milioni di posti di lavoro. Italia, Francia e Spagna le più colpite. Per l’Italia previsto un peggioramento

 

Per l’Italia previsto un peggioramento del Pil del 3,7% a 12,8%. Il debito pubblico sale al 166,1.

Per il Fondo monetario Internazionale la crisi innescata dal coronavirus è un colpo “catastrofico” sul mercato del lavoro mondiale. Il Fmi riconosce però che “alcuni paesi (soprattutto l’Europa) sono riusciti a contenere le ricadute con efficaci piani di breve termine”. Secondo l’Organizzazione Mondiale del Lavoro il calo delle ore lavorate nel primo trimestre, rispetto al quarto trimestre del 2019, equivale alla perdita di 130 milioni di posti di lavoro. Il calo del secondo trimestre equivale a 300 milioni di posti.

Quello che ci distingue l’Italia , assieme a Francia e Spagna, è il notevole peggioramento della crescita dell’occupazione. È stata dello 0,3% l’anno scorso e diventerà negativa del 7,5 per cento nel 2020. Questo peggioramento – ben il 7,8 per cento – supera qualsiasi altro (i nostri vicini latini a parte). In Germania, per capirsi, si passerà da un +0,9 per cento a un -0,9 per cento.

In particolare la crisi del coronavirus sta portando alla luce il cronico divario di genere in Italia, uno dei paesi europei con il peggior tasso di occupazione femminile: solo il 56 per cent secondo il Censis.

Uno studio realizzato dall”Università Bocconi di Milano rileva che dei 2,7 milioni di italiani che sono tornati al lavoro con l’avvio della Fase 2, più del 70 per cento sono uomini. Tale scenario “culminerà con l’aumento del carico di lavoro delle donne all’interno della casa”.

Secondo i dati della Fondazione consulenti del lavoro, il 13,5 per cento delle italiane occupate non è ancora tornato al lavoro e se l’emergenza persiste, molte saranno costrette a ridurre l’orario di lavoro, a continuare obbligatoriamente il telelavoro o a lasciare il proprio impiego.

La condizione del lavoro femminile che torna ai livelli degli anni cinquanta è un segnale anche per le attività produttive e i posti di lavoro che, al di là dei tamponi più o meno efficaci dello Stato, potrebbero non tornare più come in questo decennio.

Giusta quindi la drammatizzazione da parte del Fondo monetario, soprattutto riguardo al lavoro. Al contrario dei governi che, sia pure impegnati ad aiutare il rilancio, sono prudenti, se non addirittura reticenti sulle reali prospettive dell’economia. Infatti i partiti che li sostengono sono più preoccupati del consenso, piuttosto che dimostrare senso di responsabilità offrendo una realistica, sia pure spiacevole prospettiva dell’economia

Il Fmi rivede poi al ribasso le stime della produzione per l’Italia nel 2020. Il pil quest’anno è previsto contrarsi del 12,8%, ovvero 3,7 punti percentuali in più rispetto al -9,1% delle previsioni di aprile. Per il 2021 il pil è stato rivisto al rialzo al +6,3%, 1,5 punti percentuali in più rispetto a quanto previsto in aprile.

Balzo del debito pubblico e del deficit italiani nel 2020. Dopo il 134,8% del 2019 il debito è atteso salire al 166,1% del pil quest’anno e per poi calare al 161,9% nel 2021. Riviste, peggiorandole, anche le stime per l’indebitamento italiano. Il deficit è atteso al 12,7% del pil quest’anno (8,3% la stima di aprile) e al 7,0% nel 2021 (3,5% la previsione di aprile). Debito sopra al 100% anche per Francia (125,7% nel 2020 e 123,8% nel 2021) e Spagna (123,8%).

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