Lazio Ambiente arriva alla resa dei conti

Entra nella fase operativa la privatizzazione decisa dalla Regione a gennaio. Il 28 giugno si apriranno le buste delle offerte per conquistare la società pubblica dei rifiuti. Intanto i conti non tornano e i lavoratori protestano.

Sono giorni decisivi per il futuro di Lazio Ambiente. Il 28 giugno verranno infatti aperte le buste delle offerte per conquistare il 100% di Lazio Ambiente e della controllata EP sistemi messi in vendita dalla Regione Lazio e dall’Ama. Si compirà così il processo di privatizzazione avviato dall’ente guidato da Nicola Zingaretti ad inizio gennaio ed entrato nella sua fase operativa lo scorso marzo.

Se tutto filerà liscio, la Regione intascherà una trentina di milioni in un delicata operazione di dimissione. Delicata perché gli addetti ai lavori sanno bene che la situazione di Lazio Ambiente è finanziariamente molto instabile. Per non parlare del fatto che le prospettive non sono rosee: la società potrebbe anche far gola ai capitali privati con la sua dote di due inceneritori, alcuni immobili e la gestione di una discarica, ma le sue prospettive di crescita sono limitate visto che alcuni comuni hanno intenzione di mettersi in proprio costruendo un nuovo consorzio laziale per la gestione dei rifiuti.

Inoltre l’azienda impiega oltre 400 lavoratori che rappresentano un fardello per un potenziale acquirente. Senza contare che il legame a doppio filo con la politica romana è una pesante eredità, capace di fatto finora di impedire il risanamento e lo sviluppo di Lazio Ambiente generando enormi perdite per la collettività. Da tempo infatti sarebbero stati necessari investimenti per rinnovare la linea di termovalorizzazione, rilanciare la controllata EP Sistemi spa e realizzare un impianto di trattamento del percolato. Ma i soldi sono sempre arrivati con il contagocce anche per effetto dei continui rinvii nei pagamenti dei comuni con il risultato che anche i dipendenti dell’azienda hanno subito ritardi negli accrediti degli stipendi.

Ma il peggio è che la situazione è nota da tempo e la politica non è mai intervenuta in maniera radicale per rimettere ogni cosa al suo posto, Nella relazione sulla gestione 2016, l’amministratore delegato Giorgio Narda descrive chiaramente le difficoltà dell’azienda e le ragioni di problemi finanziari che vengono da lontano.

“Il piano di risanamento progettato dall’organo amministrativo e definitivamente recepito dall’azionista unico solo ad ottobre 2016, non ha ancora manifestato i suoi effetti sul conto economico della società – si legge nel documento datato 19 ottobre 2017 – Lazio Ambiente di fatto ha operato nel 2016 nelle medesime condizioni del 2015. Il risultato è evidente -6,76 milioni; ciò nonostante la gestione abbia fatto un grande sforzo di recupero di efficienza. Si fa notare infatti che, mentre il livello dei ricavi è praticamente identico al 2015, circa 34 milioni di euro, la perdita 2016 si è invece dimezzata passando da 13,9 milioni a -6,7 milioni”. Nel contempo Narda fa notare che più di tanto però non si può fare. La società ha bisogno di capitali freschi (34 milioni) per ripartire. Tutto questo perché i prezzi sono troppo bassi. “L’importo forfettario di 74 euro (a tonnellata di rifiuti, ndr), assolutamente non remunerativo per la società, è stato determinato <salvo il successivo conguaglio, posta la rideterminazione della tariffa di accesso alla discarica di Colle Fagiolaro, tutt’ora in corso…> (….) alla data odierna non si ha un riscontro in merito. Conseguentemente la perdita 2016 è facilmente spiegata dal fatto che, per tutto l’esercizio, non è stato possibile rimuovere le cause strutturali che generano la perdita stessa, tutte già ampiamente note e in gran parte esogene alla gestione”.

Per Narda, insomma, l’azienda ha essenzialmente tre problemi legati correlati l’un l’altro: un servizio non redditizio, l’impossibilità di fare i necessari investimenti e i ritardi dei pagamenti dei comuni. Il punto però è che per aumentare la redditività e trovare denaro per finanziare gli investimenti bisognerebbe aumentare la tariffa di accesso in discarica. Con il risultato che l’aumento del prezzo si riverserebbe inevitabilmente sugli enti locali clienti i quali a loro volta sarebbero costretti a far pagare di più i cittadini o, in alternativa, spostare parte delle scarse risorse sull’immondizia. Non certo una scelta facile per gli amministratori locali. Non a caso Narda, nella sua lettera ai dipendenti dello scorso 22 aprile ha indirettamente evidenziato come nulla si sia mosso finora per garantire un futuro all’azienda.

“I ricavi annui della società, senza voler considerare gli endemici ritardi di alcuni Comuni, sono ormai provenienti esclusivamente dai servizi di <raccolta e spazzamento> e quantitativamente quasi appaiati al solo costo annuo del personale” si legge nel documento in cui l’amministratore delegato spiega la situazione aziendale ai lavoratori. Mancano gli investimenti in un settore che pure è strategico per la Regione. Non resta che chiedersi se la privatizzazione potrà mutare le sorti di Lazio Ambiente. Dal canto loro i lavoratori temono il peggio e sono pronti alla mobilitazione. Sono convinti del fatto che, se il processo di dimissione andrà in porto, si prospetteranno tempi ancora più duri. Inevitabilmente il futuro acquirente metterà mano ad una dolorosa ristrutturazione dell’organico, un tema che la politica locale non ha mai voluto affrontare per ragioni di opportunità. La privatizzazione sarà quindi sono il primo passo di un fase buia tutta da scrivere.

© StudioColosseo s.r.l. - studiocolosseo@pec.it
Il Sito è iscritto nel Registro della Stampa del Tribunale di Roma n.10/2014 del 13/02/2014