Lazio/ Sanità: il macigno del debito e i “buchi” degli ospedali

Superano i 12 miliardi i debiti sui quali i romani pagano ogni anno 551 milioni di interessi. Oltre mezzo miliardo la perdita delle aziende ospedaliere.

Dodici miliardi di debiti con tassi d’interesse fuori mercato. E’ il macigno che pesa sulla Regione Lazio e che è legato a doppio filo con la sanità regionale.

Secondo l’ultimo report dell’Osservatorio regionale sul debito (giugno 2017), su questa somma i cittadini laziali pagano un tasso compreso fra il 2,6 e il 5,2 per cento. Su un ulteriore miliardo si arriva al 5,2-7,8 per toccare la punta record  del 10,4% su poco più di 207 milioni. Il risultato è che ogni anno circa 551 milioni escono dalle tasche dei contribuenti della Regione per pagare gli interessi passivi ai detentori di obbligazioni e per la quota di ammortamento dei mutui contratti dall’ente negli anni addietro. Fra questi ci sono anche i debiti (il 7,7% del totale) contratti dalla controllata regionale attraverso l’operazione San.Im, una scatola creata ad hoc dall’ex governatore Francesco Storace per una delle prime cartolarizzazioni della sanità in Europa realizzata impacchettando le mura degli ospedali laziali.

A questo quadro a tinte fosche. Secondo uno studio Uil-Eures 2016, si aggiunge poi la realtà deficitaria delle strutture che offrono i servizi ai cittadini: se, dal 2014, le Asl sono in sostanziale pareggio, non si può dire lo stesso per le aziende ospedaliere che cumulano 517 milioni di perdite.

In cima alla classifica delle peggiori performance economiche c’è il San Camillo-Forlanini con 158,6 milioni di rosso, seguito a ruota dal San Filippo Neri (104,6 milioni), dal San Giovanni (91,6 milioni), dal Policlinico Umberto (89,2 milioni) e da quello di Tor Vergata (73,6 milioni). Numeri pesanti che ricadono sui residenti della Regione Lazio attraverso le tasse locali: così accade che, secondo la Uil, il fardello pro-capite per la sanità laziale si attesti a ben 2.443 euro l’anno.

“Con riferimento alla sola imposizione fiscale – spiega il rapporto Eures 2016 – la quota di tributi che i cittadini hanno pagato per il finanziamento della spesa sanitaria si attesta nel 2015 a  ben 1848 euro”. Numeri alla mano, nel 2015, sono arrivati nelle casse della Regione 1,3 miliardi di Irpef (222 euro annui pro capite), 3,9 miliardi di Irap (661 euro a testa) e un contributo Iva da 5,7 miliardi. Cifre ingenti che fanno riflettere chi governa sul futuro della sanità della Regione Lazio e non solo. Anche perché, secondo la Uil, ogni anno il costo del risanamento del sistema sanitario laziale ammonta a 2,3 miliardi di cui un miliardo a carico dei cittadini, 743 milioni delle imprese e il resto come compartecipazione Iva.

 

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