“È stato un anno di sfide”. “Sfide o sfighe? Con la D o con la G?”. “Sfide, sfide con la D”. Si è aperto così, nel segno dell’umorismo, il confronto del presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, con Giorgio Lauro e Geppi Cucciari, conduttori della trasmissione radiofonica “Un giorno da pecora” di Rai Radio1. Rocca si è dato un sette e mezzo per “l’impegno nel primo anno di mandato” alla fine di una trattativa con i conduttori e ha ammesso che al titolo di “governatore” preferisce quello di “presidente”. “Un voto? Ho deciso di darmelo alla fine. Ora non voglio darmi un voto”, ha insistito Rocca. Il presidente, però, trascinato dalla situazione ha dovuto capitolare: “Dai, penso di poter dire ampiamente sufficiente: diciamo sette pure. Ok, diciamo sette più. E va bene, facciamo sette e mezzo. Sono soddisfatto, se non altro, per l’impegno di tutti”, ha affermato. E ancora spazio all’ironia, con alcune dichiarazioni della presidente del consiglio Giorgia Meloni, decontestualizzate e rimbalzate a più riprese, come: “Moriremo tutti”. Abbrivio per aprire una discussione sul carico di lavoro e responsabilità. “Dopo un anno di mandato mi sembra che ne siano passati cinque”, ha detto Rocca. “Quando hai la responsabilità di milioni di persone, sono 6 milioni i cittadini del Lazio, se vesti questo ruolo con responsabilità – ha aggiunto, tornando serio – per forza ti porti dietro molti pensieri”.
I conduttori quindi hanno ristabilito il clima ironico. “Presidente, quanti anni aveva quando si è insediato?”. “Cinquantotto”, ha risposto Rocca. “Ecco, ora ne ha 63 e tra quattro anni, avrà altri 20 anni, quindi 83 anni”. Dunque: il futuro, che farà tra quattro anni il presidente? “Se mi ricandido? L’obiettivo, intanto, è far rivincere la coalizione di centrodestra tra quattro anni, per quanto riguarda me trovo già faticoso il mio primo anno di mandato”. Un pensierino al Campidoglio però – con un pizzico di benevola invidia per il meraviglioso affaccio sui Fori Imperiali – non è stato del tutto escluso. Tuttavia, il presidente Rocca ha ammesso che, al sindaco di Roma Roberto Gualtieri, invidia soltanto l’ufficio da Palazzo Senatorio, alludendo alla complessità del governo cittadino. “A Gualtieri invidio la stanza dell’ufficio, è tanta roba, ma gli invidio solo la stanza, non tutto il resto”, ha detto. E poi ha precisato: “Io e il sindaco Gualtieri abbiamo entrambi due sfide molto importanti ma sono responsabilità di carattere diverso, giudicheranno i cittadini”. Ai conduttori che gli chiedevano di una sua possibile candidatura a sindaco della Capitale in futuro, Rocca ha prima risposto “No” più volte, poi ha detto: “Forse tra una decina di anni”. Intanto, il presidente pensa alla sede della giunta regionale, in via Cristoforo Colombo. “È il palazzo dei film di Fantozzi e ho chiesto a Cinecittà di trovarmi la statua del megadirettore, io ogni giorno percorro quello stesso androne”, ha ricordato.
Diversi i siparietti, tra cui uno sulla cravatta. “La cravatta rossa la porto da quando ero in Croce rossa, non la cambio”, ha detto Rocca. E subito, storpiando il nome della canzone comunista “Bandiera rossa” il presidente è stato invitato a intonare: “Cravatta rossa”. “Ma no, non so cantare!”, ha replicato Rocca. Non poteva mancare l’appuntamento con la fede calcistica biancoceleste. “Sarri? Una grande perdita, è un grande allenatore e un uomo di grande serietà, che è uscito anche in modo elegante. Non sempre l’allenatore è il colpevole. La società non credo abbia colpe in questa situazione”. Rocca al posto di Sarri vorrebbe “Sergio Coincecao, magari dall’anno prossimo”. Da presidente comunque si è detto orgoglioso di rappresentare una regione che ha ben 3 squadre in serie A: Lazio, Roma e Frosinone. Anche se “mi piace l’idea di arrivare un punto sopra la Roma – ha ammesso -. Penso che la Roma possa arrivare in Champions, sta giocando benissimo”.
Nel corso della trasmissione, durata oltre un’ora, comunque ampio spazio è stato dedicato anche ai temi regionali: dalle discariche del Lazio al termovalorizzatore della Capitale, che secondo Rocca va fatto ma più piccolo “lo ho detto a Gualtieri, secondo me è sopradimensionato” fino alle condizioni della città, in tema di raccolta dei rifiuti. “Roma, secondo me, è sporca”, ha detto Rocca alla terza volta in cui i conduttori gli hanno chiesto: “Ma Roma è pulita o sporca?”. Per il prossimo Gay Pride, dopo le polemiche dello scorso anno, il presidente ha promesso il rilascio del patrocinio della Regione Lazio ma ha anche chiarito che non farà nessun passo indietro sul tema della gestazione per altri. “Quello che è successo l’anno scorso è stata una sofferenza. Per il prossimo anno il patrocino, lo darò probabilmente, stigmatizzando comunque l’utero in affitto ma al momento non c’è ancora una richiesta. Mi rifiuto di pensare che l’utero in affitto sia una battaglia della comunità gay, il 70 per cento di chi ci ricorre è eterosessuale. Considero l’utero in affitto uno sfruttamento della persona e penso di poterlo pensare senza essere considerato un mostro omofobo”.
Infine uno sguardo alla politica nazionale, ai rapporti in Fratelli d’Italia, che secondo Rocca non sono così conflittuali “come si racconta” e alla scelta di non iscriversi ad alcun partito pur rivedicando un’appartenenza di centrodestra: “Alle ultime elezioni politiche ho votato per il centrodestra e per Fratelli d’Italia, sono felice di essere stato scelto per essere espressione di una coalizione di centrodestra ma non sono iscritto a Fratelli d’Italia”. Il tutto condito da continui rimandi al quotidiano “La Repubblica”, riguardo al quale Rocca, in principio di trasmissione aveva detto: “Repubblica non lo leggo più, non mi piace come copre la Regione Lazio e la politica internazionale. Leggo invece Il Manifesto e Il Fatto Quotidiano. Siccome io mi sono esposto nel fare il presidente della Regione è giusto che mi espongo anche alle critiche, ma ci vuole onestà intellettuale. Comunque leggo principalmente i giornali che si occupano della cronaca locale”.