Lo scontro sul termovalorizzatore di Roma arriva in Parlamento: rischio spaccatura nel Pd

Gli ecologisti dell'Alleanza verdi sinistra e il Movimento 5 stelle presenteranno due odg per chiedere di revocare i poteri commissariali al sindaco di Roma Roberto Gualtieri

L'area in cui potrebbe sorgere il termovalorizzatore di Roma.

La lotta contro il termovalorizzatore, a suon di ordini del giorno e mozioni, sbarca in Parlamento. In prima linea gli ecologisti dell’Alleanza verdi sinistra e il Movimento 5 stelle che, collegati al decreto Pnrr, presenteranno due odg per revocare i poteri commissariali in capo al sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, per ostacolare il percorso di realizzazione dell’impianto. I due documenti saranno sottoposti al voto probabilmente già giovedì prossimo. Difficile prevedere che la maggioranza di centrodestra possa dare il via libera. I documenti quindi, insieme a una mozione depositata oggi dal deputato di Avs, Filiberto Zaratti – che sarà discussa e votata successivamente – potrebbero avere l’unico effetto di far espodere i malumori tra chi è a favore e chi è contrario all’impianto all’interno del Partito democratico.

Sembra che nel Pd ci sia chi valuti la possibilità di considerare una riduzione della portata del termovalorizzatore. Fino a oggi la previsione fatta dal Campidoglio, e per cui è stata avviata la procedura di manifestazione di interesse, è quella di costruire un impianto capace di smaltire 600mila tonnellate annue di scarti indifferenziati. In attesa che si arrivi a una quadra e che la neoeletta segretaria nazionale del Pd, Elly Schlein, esprima la posizione del partito sul punto, le forze politiche ecologiste puntano a impegnare il governo “ad adottare iniziative volte a rivedere le autorizzazioni per gli impianti di incenerimento di rifiuti, revocando la gestione commissariale del ciclo dei rifiuti a Roma che il governo Draghi aveva affidato a Roberto Gualtieri”.

Il momento del voto in Aula però più che per il termovalorizzatore sarà cruciale per i parlamentari del Pd che, all’opposizione del governo Meloni, dovranno scegliere se votare insieme ai colleghi di centrosinistra (gruppi Avs e M5s) contro il sindaco Gualtieri, oppure votare contro l’atto, così come presumibilmente farà la maggioranza di centrodestra. La terza ipotesi per il Pd, quella che appare a oggi più percorribile, è l’astensione. Una scelta che comunque non servirà a superare il dibattito interno al partito di Schlein, fino a quando non sarà decisa la linea comune del Pd sul tema.

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