“Questi governi a trazione Pd non sanno vedere oltre il loro naso. E sul lavoro mettono in campo strategie di breve respiro per conquistare un po’ di consenso elettorale o per aggirare un referendum come il prossimo sui voucher. Il M5S, invece, non guarda alle prossime elezioni, ma alle prossime generazioni. Ecco come nasce questa ricerca scientifica, il primo studio previsionale che mette in campo scenari di trasformazione delle organizzazioni produttive nei prossimi dieci anni”. Lo hanno detto i deputati M5S della Commissione Lavoro, Tiziana Ciprini e Claudio Cominardi, in apertura dei lavori della due giorni di convegno, all’Auletta dei gruppi di Montecitorio, dedicato al Rapporto ‘Lavoro 2025 – Come evolverà il lavoro nel prossimo decennio’, ideato e curato dal sociologo del lavoro Domenico De Masi con la collaborazione di 11 esperti, tra i quali nomi del calibro di Leonardo Becchetti, Luca De Biase, Diego Fusaro e Michele Tiraboschi.
Lo scenario che emerge dallo studio non é catastrofico: l’Italia del 2025 non vivrà alcun nuovo miracolo economico (il Pil crescerà dell’1,3% annuo, la produttività dello 0,9% e l’occupazione dello 0,4%), ma neanche una decrescita o una completa débâcle. Piuttosto si assisterà a una faticosa transizione verso una produzione concentrata sull’“immateriale”, appesantita dai ritardi con cui finora si è investito in scuola, ricerca e formazione, anche manageriale, e con cui l’organizzazione del lavoro si è adeguata ai valori della società postindustriale.
Suggestive le altre previsioni della ricerca: “Nel 2025 550mila imprese condotte da stranieri saranno uno dei motori trainanti dello sviluppo, l’Italia avrà bisogno di 200mila immigrati ogni anno, per qualche decennio, grazie alla loro forza lavoro si potrà competere coi Paesi poveri emergenti”. E ancora: il mondo sarà più ricco, ma resterà ineguale. Il confine non sarà più tra agricoltura e industria, campagna e città, grazie agli “orti urbani, alle serre, agli elettrodomestici idroponici”. Le religioni cercheranno un dialogo tra loro. L’Europa sarà costretta a rafforzarsi anziché sgretolarsi. Il lavoro regolare e dignitoso non aumenterà, “il salario minimo di cittadinanza sarà una necessità”.
“Il discorso sul Reddito di cittadinanza condizionato è strategico rispetto alle sfide della nostra epoca – insistono Ciprini e Cominardi – In Italia abbiamo 4,6 milioni di poveri assoluti e nel frattempo, secondo la Banca d’Inghilterra, entro 10 anni si perderanno 15 milioni di posti di lavoro. Mentre entro il 2025 robot e software creeranno 13 milioni di occupati e ne distruggeranno 22 milioni. Il Jobs act non è stato un provvedimento sulla occupabilità, ma sulla licenziabilità, indebolendo la forza lavoro, sostituendo la stagione dei diritti con quella degli indennizzi e legalizzando la precarietà a vita, grazie alla liberalizzazione selvaggia dei voucher. Ecco perché serve un ragionamento di ampio respiro sulla formazione continua, sulla scuola che deve stare al passo con i tempi e sul welfare che cambia”.
“Il M5S – chiudono i portavoce Ciprini e Cominardi – prevede per programmare. E studia pensando al governo del Paese”.