Manovra: quel che resta della democrazia

Il bivacco parlamentare non spaventa se la nuova politica vince la sfida contro le diseguaglianze e l’inquinamento dell’ambiente.

 

Da tempo gli osservatori più acuti rilevano che il problema dell’Occidente non è tanto il ‘’populismo’’ quanto la democrazia, così come l’abbiamo vissuta fino ad ora. Essa infatti sta cambiando, con le sue istituzioni, come il Parlamento, che contano sempre meno. Al punto, com’ è successo con la manovra del governo Lega-Cinquestelle, da essere trattato dalla maggioranza al livello di una semplice formalità.

Certo stridevano nei GR e nei TG da un lato le dichiarazioni dei partiti di minoranza che gridavano allo scandalo per un voto richiesto al buio, senza aver avuto a disposizione alcun documento, e dall’altro esponenti della maggioranza che, sordi alle proteste, si sperticavano ad annunciare agli italiani che finalmente un governo aveva provveduto ai bisogni di tutti gli italiani.

‘’Quelli che dovevano aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno – ha scritto Sebastiano Messina su ‘’La Repubblica’’ – hanno trasformato il Senato nella ‘’Corrida’ di Corrado, un’arena di dilettanti allo sbaraglio. Purtroppo – notava – mancava il pubblico, la giuria popolare che in studio fischiava. E che avrebbe punito il penoso spettacolo di ieri.’’

Ma siamo sicuri che sarebbe andata così? Alla maggioranza degli italiani davvero importano le sceneggiate parlamentari, alle quali sono stati abituati da decenni di Democrazia Cristiana e altri vecchi partiti sopravvissuti?

Ai cittadini importa certamente di più aver ottenuto maggiori vantaggi col nuovo sistema pensionistico e un assegno mensile, in attesa dello stipendio di un lavoro. Cosicché la vera sfida per il governo, non è tanto sui comportamenti nelle aule parlamentari di maggioranza e opposizione, come ha sottolineato il Corriere della Sera con l’editoriale ‘’Bivacco in aula’’ a firma del politico mancato, Mario Monti. Ma piuttosto se la nostra economia sarà in grado di sostenere a lungo la scelta di anteporre le primarie necessità di tanta gente a qualsiasi altro provvedimento.

La scommessa è infatti sull’impatto che potrà avere sulla crescita dell’economia il risveglio di quella grande parte del Paese, finora rassegnata all’emarginazione, e che invece la nuova politica, sia pure spesso con modi non politicamente corretti, è riuscita a conquistare. Mentre il consenso si assottiglia per i vecchi partiti, paladini di quella democrazia e di quel pluralismo, che si sono dimostrati incapaci di difendere. Tanto da chiederci che forse chi ha minato la democrazia è stato proprio il loro vecchio modo ‘’oligarchico’’ di far politica. Mentre un lumicino di ‘’libertà’’ è nelle mani della nuova politica. Se i Di Maio e i Salvini, insieme o separati, riescono a mantenere la rotta, a diminuire le diseguaglianze sociali e a rallentare l’inquinamento dell’ambiente, entrambi palesi fallimenti della ‘’passata’’ politica e delle sue impotenti istituzioni.

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