“Ho sentito una grande quantità di cose false (ndr sulla tragedia di Cutro), la considero una buona notizia, perché quando si ha bisogno di dire cose non vere non si ha molto da dire su quello che è vero”. A dirlo, dopo gli interventi in Aula dalla mattinata, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni nella sua replica alla Camera in vista del Consiglio europeo. “Dall’inizio del mio mandato – ha continuato la premier – l’Italia ha salvato 36.500 persone in mare. Siamo stati lasciati soli a fare questo lavoro, delle volte al di fuori dei confini nazionali, e raccontare al cospetto del mondo che lasceremmo bambini morire nel Mediterraneo e davanti alle coste calabresi è una calunnia non nei confronti del Governo, nei confronti dello Stato italiano, degli uomini e delle donne delle Forze dell’Ordine che stanno facendo sacrifici enormi, nei confronti del nostro intero sistema. O volete dire che ci sono uomini delle Forze dell’ordine che non salverebbero bambini – chiede – perché gli dà questa indicazione il Governo? È una mancanza di rispetto anche verso di loro”.
”Il governo non ha mai negato la segnalazione di Frontex, abbiamo sempre detto che la segnalazione di Frontex era una segnalazione di polizia: era la segnalazione della presenza di una nave ma non della situazione di difficoltà della nave. Evidentemente è la vostra versione che non torna, non la nostra…”. Basta, chiede Meloni, ”dire falsità”.
”Noi siamo quelli ad oggi che in rapporto agli sbarchi sono riusciti potenzialmente a salvare più persone. I dati – afferma ancora la premier -smontano una certa propaganda e ci viene riconosciuto anche dalla Commissione Europea”.
“L’unico modo possibile per impedire tragedie come quelle di Cutro – aggiunge – è fermare le partenze illegali. E questo è esattamente il lavoro che il governo sta cercando di fare con un piano articolato rispetto al quale non mi sembrano chiare le alternative proposte…”.
“Non possiamo accettare che l’Italia diventi il campo profughi d’Europa. Sicuramente il Regolamento di Dublino va rivisto – afferma quindi Meloni -, ma non è una soluzione per l’Italia. Credo che serva un approccio più globale, penso che non possa prescindere da una cooperazione con i Paesi africani”.
Sulle soluzioni del governo per fronteggiare l’emergenza migranti, l’Aula rumoreggia. E la premier sbotta: “E va bene, non gli piace il piano Mattei, non vogliono investire in Africa…”.
L’ok, per parti separate, alla risoluzione unitaria del centrodestra in Senato, fa venire a galla le distanze tra gli alleati di Giorgia Meloni sul tema delle armi da inviare all’Ucraina. Lega e Forza Italia non mancano di sottolineare posizioni non del tutto convergenti: i salviniani esprimono dubbi sui rischi di escalation militare, i berlusconiani spingono “per una soluzione politica”. “Con la mia presenza a Kiev ho testimoniato il pieno sostengo all’Ucraina – dice la premier Meloni, parlando in Aula al Senato nelle comunicazioni in vista del Consiglio europeo del 23 e 24 marzo – un sostegno che verrà assicurato in ambito militare, civile umanitario senza badare all’impatto che queste scelte possono avere sul consenso, sul gradimento della sottoscritta. Continueremo a sostituire l’Ucraina perché è giusto farlo”. Nel merito ha poi spiegato che l’Italia ha “formalizzato un sesto pacchetto di aiuti militari”, con invio di armi che “rafforzano soprattutto le difese aeree” di Kiev.