Nel Lazio è emergenza lavoro: contratti più precari e impennata di imprese che chiudono

A essere penalizzati sono soprattutto giovani

Nel Lazio nel 2022 i lavoratori a contratto sono aumentati ma a crescere sono stati soprattutto i precari. A fronte di un incremento delle attivazioni contrattuali, infatti, su base annuale i rapporti lavorativi attivati sono stati nel 66 per cento dei casi a tempo determinato e solo in un caso su cinque a tempo indeterminato. E’ questo quanto emerge dai dati pubblicati dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e analizzati dalla Cgil di Roma e del Lazio. Inoltre, al Lazio va anche la maglia nera per numero di imprese che si sono viste costrette ad abbassare la saracinesca: nel secondo semestre del 2022 il numero di aziende attive nel terziario è sceso da 271.844 a 261.704 rispetto allo stesso periodo del 2021, con un calo di 10.140 unità (-5,1 per cento). In media – secondo i dati realizzati dall’Ente bilaterale del terziario di Roma e Lazio (Ebit) – sono scomparse 27 aziende al giorno, il calo più vistoso in Italia.

Nel Lazio nel 2022 sono stati interrotti oltre 1,8 milioni contratti di lavoro, il 13,3 per cento in più del 2019, coinvolgendo 740.000 lavoratrici e lavoratori con una media di 2,5 volte l’anno ben oltre la media italiana 1,78, secondo le rilevazioni del sindacato. La causa principale, nel 66 per cento dei casi, sono i contratti a tempo determinato, che sono per lo più di breve o brevissima durata, uno su tre non raggiunge i 30 giorni. Seguono le dimissioni volontarie con il 18 per cento, in aumento rispetto gli anni precedenti. E in termini assoluti, secondo la nota ministeriale relativa al quarto trimestre del 2022, sebbene a livello nazionale il maggior numero di rapporti lavorativi attivati interessi il Lazio (533 mila) e la Lombardia (463 mila) – le due regioni più popolose d’Italia – il flusso complessivo in entrata a tempo indeterminato risulta in calo tendenziale di 15 mila unità (-2,1 per cento).

“Analizzando le comunicazioni complessive relative al 2022 la ripresa dei nuovi contratti, cioè il numero di persone che ha iniziato a lavorare dopo la crisi del Covid è una ripresa debole, con nuovi contratti che in prevalenza sono a tempo determinato o di altro tipo”, spiega il segretario della Cgil di Roma e del Lazio, Natale Di Cola. “Fatta la differenza, tra nuove assunzioni e cessazioni, i numeri sono bassi e, inoltre, meno di una persona su 5 ha un contratto a tempo indeterminato – aggiunge – questo significa che ci sono più lavoratori con salari bassi e pochi diritti: è questa la nostra preoccupazione”.

A essere penalizzati in Italia sono soprattutto giovani (dai 15 ai 24 anni), gli ultra cinquantaquattrenni e donne. Per quanto riguarda le imprese, invece, tra i settori più colpiti nel Lazio ci sono il commercio al dettaglio (meno 4.087 aziende, pari a un calo del 3 per cento), quello all’ingrosso (-3.126, -7,8 per cento) e il commercio e la riparazione di autoveicoli (-650, -3,8 per cento). Con la la maglia nera che nella regione Lazio va alla provincia di Roma, con una diminuzione del 7,4 per cento. “Per il 2023 abbiamo deciso di stanziare per il welfare la cifra davvero ragguardevole di 1 milione di euro, oltre il 23 per cento delle entrate ipotizzate”, hanno spiegato Guido Lazzarelli e Vittorio Pezzotti, presidente e vicepresidente di Ebit Lazio. “In questo momento di difficoltà economiche per lavoratori e aziende – hanno concluso – riteniamo necessario far percepire a ogni iscritto la presenza dell’Ente in modo concreto e tangibile”.

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