Non c’è molto da fare. Poco importa da quale lato si voglia osservare l’inguacchio della nuova Fascia Verde. I dissapori interni alla giunta del sindaco Roberto Gualtieri, la lite tra il Campidoglio a trazione piddina e la Regione plasmata dai Fratelli d’Italia, nonché le proteste dei No Ztl segnalano da settimane un malessere diffuso intorno al provvedimento. Lo scrive La Repubblica.
La misura nata per far respirare aria più pulita ai romani, bloccando l’ingresso dei veicoli più inquinanti in un’area ben più estesa della cara vecchia Ztl del centro storico, è fini to per diventare un guaio. Un pasticcio per burocrati, gli stessi che ora stanno cercando disperatamente un compromesso per tenere assieme la tutela della salute pubblica e il rispetto della giustizia sociale in una città che conta 616 veicoli ogni 1.000 abitanti. Sul piatto ci sono quattro proposte.
La prima, la più semplice, prevede di garantire l’accesso ai mezzi con il Gpl. Una mossa su cui non ci sembrano essere troppi dubbi in Comune: la deroga permette di tornare a marciare liberamente con una spesa di circa 700 euro e il via libera arriverà a breve. Così, se ne sono accorti tutti a palazzo Senatorio, il provvedimento morde davvero troppo i conti correnti di chi non può permettersi di acquistare una nuova auto dall’oggi al domani. Seconda idea, il bonus a esaurimento per il passaggio dei varchi. Circolano più ipotesi: 50 accessi, 100. Una congestion charge senza ticket a pagamento. Con buona pace del Campidoglio, che monetizzando gli ingressi progettava di finanziare un tot di abbonamenti a bus, tram e metro con l’obiettivo di muoversi verso la gratuità dei trasporti pubblici. Ma questa è un’altra storia.
Tornando alla Fascia Verde e alla terza ipotesi di rimodulazione del provvedimento, spuntano le scatole nere. Le black box che si usano a Milano per il sistema Move-in: i contatti con l’azienda che ha offerto il servizio al capoluogo lombardo. Aria, sono già partiti. In ballo c’è la tecnologia contachilometri: 300, magari 400, da spendere nella nuova Ztl. Poi scatteranno le multe. Infine l’ultima idea: rinviare l’inte ro piano. O meglio rimodularlo a seconda delle motorizzazioni, sconfessando l’intesa raggiunta dal Campidoglio con la giunta regionale Zingaretti.
A stipulare il patto green che include la Fascia Verde sono state l’assessora all’Ambiente del Comune, Sabrina Alfonsi, e l’ormai ex delegata alla Transizione ecologica del Lazio, la grillina Roberta Lombardi. La pentastellata ne aveva fatto una questione di principio: davanti a due infrazioni europee e altrettante multe, è stata l’ex assesso ra regionale a spingere per la Fascia Verde. Dalla trattativa con il Campidoglio è uscito il testo che pare non piacere più a nessuno. E ora che si fa? Ripensare il provvedimento è difficile. Un rompicapo: ogni modifica può costare fondi pubblici, uno spreco di finanziamenti europei che finirebbe subito sotto la lente della Corte dei Conti.
Perché stringere il perimetro della Fascia Verde, altra ipotesi al vaglio, porterebbe con se l’onere di smontare i cartelloni appena montati. Perché modificare gli orari della nuova ecomisura comporterebbe la stessa costosissima necessità. Si prediligono, allora, misure che non prevedano troppi esborsi. O quanto meno contraddizioni da La protesta Uno dei varchi per la Fascia Verde che viene la circolazione alle auto inquinanti, in zona Portuense, coperto con un volantino che recita: “Basta conia Follia” spiegare poi in sede contabile. Via allora al carnet di ingressi con una black list da aggiornare ogni volta che il iimitedi accessi viene raggiunto da una delle targhe inquinanti in circolazione. Oppure ai Move-in con le black box, trovando l’accordo con le assicurazioni degli automobilisti romani. Basta che alla fine si riesca a convincere l’Arpa. Il Campidoglio dovrà infatti comunicare ogni modifica del provvedimento alla Regione.
E se sul piano politico l’accordo non appare impossibile (nessuno ha voglia di passare per il cattivone che se la prende coi romani all’era della campagna elettorale permanente) il nodo da sciogliere è tutto tecnico. Ogni possibile rettifica dovrà essere inserita nel modello matematico dell’Arpa, che dirà se le concessioni decise dalla politica sono sostenibili. Ovvero compatibili con il Piano regionale dell’aria varato nel 2022.
Se ne saprà di più la prossima settimana, quando le parti si incontreranno di nuovo. Intanto i No Ztl – nel mirino dell’ultradestra a caccia di proseliti – preparano nuove proteste.