Dal 1 luglio è entrato in vigore l’obbligo per i negozianti di avere i “pos”. Ma il 70% dei romani preferisce continuare a pagare in contanti. È quanto emerge da uno studio commissionato da Confcommercio riportato oggi sulle pagine locali del Corriere della Sera.
Secondo il report, però, continua il Corriere, i romani pagano di più con il bancomat o la carta di credito, anche per piccoli importi. E sono aumentate nell’ultimo mese del 20,4 per cento le persone che hanno utilizzato lo strumento elettronico per acquisti fino a 5 euro e del 28 per cento che l’hanno fatto per importi superiori, da 5 a 30 euro. Mentre il numero dei clienti che usa i pagamenti in contanti per i piccoli importi è al 70,5%, così come nel 61,6% negli acquisiti fino a 30 euro. A
A un mese dall’entrata in vigore delle sanzioni per i commercianti (o per gli studi professionali) che non accettano le carte o i bancomat, la Confcommercio – tramite Format Research riporta il Corriere – è andata ad esaminare come ha impattato la novità sulle aziende romane, soprattutto quelle piccole dimensioni, che sono la maggior parte. E nel report “La nuova normativa sui pagamenti elettronici: l’opinione delle imprese del commercio di Roma Capitale”, in un solo giorno (il 26 luglio) sono stati intervistati 160 imprenditori, “un campione ragionato di opinion leader dei negozi di vicinato, di bar o di ristoranti. Si è arrivati alla conclusione che i clienti che hanno fatto acquisti utilizzando i pagamenti elettronici eè aumentato secondo i numeri riportato in precedenza: la cosa più curiosa, però, è che per gli importi fino a 5 euro a utilizzare il nuovo metodo sono stati nel 93,7 per cento dei casi dei clienti abituali del negozio (solo nel 6,3% la clientela saltuaria), numero che sale fino al 95,1% per gli importi fra i 5 e i 30 euro”.
“Questo vuol dire”, spiega il direttore della Confcommercio Romolo Guasco al Corriere, “che le persone hanno iniziato ad utilizzare di più la carta di credito anche per pagare piccoli importi, mentre prima magari si avevano delle remore”.
Un cambiamento di abitudini e di regole tracciate dal Governo che, sempre secondo la ricerca, non ha impattato in modo pesante sui margini delle aziende. “Il 65 per cento delle imprese – sottolinea Guasta – ha avuto degli aggravi, anche se non enormi, ma li ha avuti: il 62% ha dichiarato poco e il 3,9% abbastanza. Ed in un momento in cui i margini di impresa si sono ridotti per tanti motivi, compresi i maggiori costi energetici, anche questo “extra” grava sui conti, sia pure in modo non drammatico. È comunque un aspetto di costo aziendale da valutare”.
L’indagine – riporta il Corriere – si è poi focalizzata sull’impatto avuto sui negozi più piccoli o tradizionali: “E il sistema – spiega il direttore della Confcommercio – si è dimostrato preparato nel 96,1% dei casi. C’è stata, infatti, negli anni molta responsabilità da parte delle aziende romane di dotarsi di tutti i sistemi di pagamento, che non vuol dire solo l’acquisto del pos, anche le convenzioni con le banche”. Un punto dolente quest’ultimo perché “rimane il tema – aggiunge Guasco – che per i micro pagamenti continua a chiedere che siano annullate le commissioni, e che vi sia la gratuità. Oggi ci sono tanti accordi diversi con il sistema bancario ma se ci fosse un’unica disciplina sarebbe molto meglio”.
Nonostante queste prime difficoltà la novità è vista con favore anche dai piccoli commercianti: “Soprattutto perché – conclude Guasco – la carta di credito in Italia è meno utilizzata che negli altri Paesi europei. Adesso avere un sistema commerciale anche della piccola impresa preparato e disposto ad accettarla anche per piccoli importi – osserva con soddisfazione – dà un tono di accoglienza migliore nella città anche per i turisti”.