Alla Ragioneria del Campidoglio “fanno male i conti” sul Parco della Madonnetta. E, in assenza di delibera, pagano le rate del mutui contratti dell’ex gestore Andrea Ciabocco per lo sviluppo delle infrastrutture del Punto Verde Qualità di Acilia, voluto dall’ex sindaco Francesco Rutelli. Se ne accorge la Corte dei Conti. E nonostante l’operazione sia avvenuta sulla base di un “sistema di garanzia” predisposto da Roma Capitale, chiede indietro 453.306 euro a cinque dipendenti pubblici della Ragioneria del Campidoglio, dopo aver contestato un danno erariale da 1,133 milioni. Come se non bastasse i magistrati contabili bacchettano anche l’intera struttura della Ragioneria e l’amministrazione comunale, “colpevole” del sovraccarico di lavoro dei dipendenti. L’intera vicenda è scritta nero su bianco nella sentenza 346 del 2021, che porta la firma del presidente Tommaso Miele. Ma ha radici assai lontane nel tempo.
La storia inizia infatti nel 1995, quando è sindaco Francesco Rutelli. Il consiglio comunale di Roma approva un bando per la realizzazione e gestione di 79 aree di proprietà comunale. Tra queste c’è anche l’area della Madonnetta, ventuno ettari di verde ad Acilia. Il bando prevede che gli aggiudicatari si occupino della sistemazione a verde delle aree, con servizi ed attrezzature, “da acquisire poi al patrimonio del Comune di Roma, che avrebbe loro consentito di avviare attività commerciali all’interno dei punti verde” come spiega la sentenza della Corte dei conti. Ad aggiudicarsi il bando per il parco della Madonnetta è l’imprenditore Andrea Ciabocco con un progetto di poco superiore ai due milioni che, però, a seguito di varianti, arriverà poi a sfiorare i 13 milioni. Per favorire la realizzazione delle infrastrutture promesse, il Comune viene incontro all’imprenditore con quello che la Corte definisce un “sistema di garanzia”. Nel dettaglio, l’amministrazione non solo impegna l’Istituto per il Credito sportivo a concedere i mutui all’azienda di Ciabocco e la Banca di Credito Cooperativo di Roma a fornire una garanzia fideiussoria per il caso di inadempienza del concessionario nel pagamento delle rate del mutuo. Ma si presta anche direttamente come garante.
Così, a partire dalla fine 2001, per il Parco della Madonnetta, la società di Ciabocco ottiene cinque mutui per un totale di quasi dieci milioni. L’ultimo da 1,194 milioni è un “regalo di Natale” arrivato il 24 dicembre 2021 “sebbene il concessionario già avesse dimostrato delle sofferenze finanziarie, sfociate, nel 2013, in veri e propri inadempimenti all’obbligo di pagamento delle rate del primo mutuo (come detto di euro 5.127.797,26)” come spiega la Corte. Di qui l’effetto domino descritto dai magistrati contabili con il cerino che resta in mano ai contribuenti, senza peraltro alcun accantonamento da parte dell’amministrazione: “l’Istituto, per le prime rate insolute (fino al 11.1.2013) comprensive di interessi di mora (per un totale di euro 678.676,74), ne chiedeva il pagamento alla “Banca”, quale garante di quanto dovuto dal mutuatario per effetto delle fideiussioni rilasciate (nota prot. N. 521 del 1.2.2013) – si legge nella sentenza -. A sua volta la “Banca” chiedeva all’Amministrazione capitolina di essere manlevata, per effetto della Convenzione Punti Verdi Qualità, con il riversamento della somma pagata di euro 678.676,74 (nota del 14.3.2013)”.
Si arriva agli anni 2013 e 2014, periodo in cui la Ragioneria Generale Capitolina disponeva i pagamenti via determine dirigenziali in funzione del “sistema di garanzie” approvato nella Convenzione generale con il concessionario. Ma senza alcun parere richiesto all’Avvocatura capitolina. Risultato: “l’esborso economico complessivo derivante dalle citate Determinazioni Dirigenziali (pari ad euro 1.133.267,04), ad avviso della Procura contabile, costituirebbe un danno erariale in quanto la Convenzione stipulata dal Comune di Roma con i due istituti di credito per la concessione di finanziamenti agevolati avrebbe previsto un generico obbligo di garanzia in capo al Comune” spiega la Corte. In pratica, secondo i giudici, per pagare era necessaria una delibera del consiglio comunale.
Di qui la responsabilità dei dipendenti dell’Ufficio di Ragioneria di Roma Capitale. Che non si sarebbero nemmeno premurati di effettuare “il monitoraggio degli inadempimenti dei concessionari nel compimento delle opere, e soprattutto nel rimborso delle rate di mutuo, fatti che avrebbero dovuto condurre alla revoca della concessione e alla risoluzione della convenzione (art. 15), ed al conseguente minor esborso in capo al Comune (pari all’88 per cento delle rate scadute), in luogo del più oneroso 100 per cento (quadro sinottico della Deliberazione di Giunta approvativa della Convenzione e art. 16 della stessa)” conclude la Corte. Fatti che sono caratterizzati da alcuni “aspetti di caoticità” che, a giudizio dei magistrati contabili, non consente di attribuire tutta la responsabilità del danno contabile unitamente ai convenuti. Colpa anche “dei dirigenti sovraordinati nella persona del Ragioniere Generale e dei Direttori del Dipartimento che avevano competenza diretta sui Punti Verdi Qualità), e l’organizzazione dell’Amministrazione capitolina (che risulta aver conferito ai convenuti plurimi incarichi comportanti notevoli responsabilità, anche contemporaneamente, e spesso per brevissimi periodi, così da rendere difficoltosa, per ciascuno di loro, la valutazione effettiva del lavoro da svolgere)” concludono i magistrati.