Partecipate/Roma: Colomban, più soldi se meno sprechi

Per l’assessore indispensabile un plafond di risorse dal governo, ma la Capitale deve meritarselo. Raccoglie consensi Cassese su riforma amministrativa-istituzionale.

Mentre Virginia Raggi posta una foto con Totti alla partita di calcio della solidarietà e su Facebook si ironizza sul calciatore-icona della Roma come prossimo assessore, l’assessore alle Partecipate, Massimo Colomban, conferma invece che lascerà la sua poltrona a fine mese per tornare a fare l’imprenditore in Veneto. Prima di lasciare la Capitale non rinuncia però a un’esternazione, magari non lusinghiera per la sindaca, ma decisamente realistica.

Intervistato da ‘’Il Messaggero’’ Colomban sottolinea infatti ch”non si sono ancora mai realizzate le condizioni’’ che avrebbero permesso l’avvio della ristrutturazione della trenta partecipate del Comune. In sostanza lamenta che il Campidoglio non è riuscito ad ottenere dal governo alcun contributo riguardo le risorse necessarie.

Infatti secondo l’assessore Roma è innanzitutto penalizzata da un rapporto tra introiti e cose da gestire che è di tre volte più oneroso rispetto a Milano. “In altri termini – sostiene – servirebbero il triplo di risorse”. Tuttavia Colomban riconosce che sarebbe comunque impopolare, quindi di difficile attuazione, una proposta del governo di dotare Roma di un plafond annuale simile a quello di tutte le capitali del mondo, almeno finché la città si continua a dimostrare sprecona e con i lavoratori delle sue aziende (circa 11.000 ndr) che non producono al livello di quelli di altre città.

Raccoglie intanto molti consensi il giurista Sabino Cassese che propone di dare alla Capitale un ordinamento speciale che disciplini la duplicità delle funzioni del potere locale, chiamato ad agire come Capitale e quindi nell’interesse nazionale.

Paolo Conti sul Corriere della Sera, che aveva ospitato la proposta di Cassese, ha raccolto diversi pareri, tutti favorevoli, dall’architetto urbanista Paolo Portoghesi, al critico Bonito Oliva, a Giuliano Volpe, presidente del Consiglio Superiore dei Beni Culturali. Secondo Portoghesi ci vorrebbe una personalità democraticamente eletta non solo dai romani, ma da tutti gli italiani perché in qualche modo la Capitale è Nazione. “Oggi alla guida – rileva – c’è un rappresentante dello scontento e della protesta che non bastano per un valido progetto politico-amministrativo’’.

Secondo Bonito Oliva Roma è diventata Caput Immundi con sporcizia e degrado di città medioevale. Infine Giuliano Volpe, ricordato che già nel 2014 era stata proposta una legge speciale per Roma, sottolinea la necessità di superare la frammentazione e la sovrapposizione di competenze fra ministero dei Beni Culturali e Roma Capitale, necessari per un visione unitaria e per soluzioni condivise.

Anche Roberto Morassut del Pd, che denuncia fra l’altro una sopravvalutazione del debito della Capitale che anche secondo lui andrebbe riconsiderato, ritiene necessaria per Roma una diversa forma amministrativa istituzionale, come per le altre Capitali europee.

Tornando alla proposta di Cassese, accanto al sindaco ci dovrebbe essere un gestore in grado di intervenire sulle attività di interesse generale , una sorta di ministro senza portafoglio per far sentire nella città gli interessi del paese e un organismo tecnico che dia attuazione alle cure necessarie. Negli anni novanta anche Alberto Ronkey aveva evocato per Roma una sorta di governatore alla guida di un organismo forte, capace di far digerire una politica dell’ emergenza che altrimenti i romani non avrebbero accettato. Ed è proprio qui che finora la sindaca Raggi e la giunta pentastellata hanno fallito.

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