Patrimonio Roma: scontro su regolamento centri sociali

associazioni chiedono a M5s ritiro delibera

E’ scontro tra associazioni e maggioranza capitolina sul tema della concessione degli spazi sociali. Il regolamento sui beni indisponibili di Roma Capitale, che la commissione Patrimonio del Campidoglio ha elaborato dopo tre anni di consiliatura, per i rappresentanti di associazioni e centri sociali romani e’ da ritirare e rifare. Sono tre i punti principalmente contestati, oggi nell’ambito di una lunga seduta di commissione: il canone d’affitto, le modalita’ di concessione, l’impianto politico della delibera. Le associazioni hanno chiesto il ritiro della delibera e l’elaborazione di una sanatoria, ma anche che il regolamento preveda la concessione gratuita degli spazi per coloro che svolgono attivita’ di rilievo sociale e senza scopo di lucro.

Il canone d’affitto: per il M5s puo’ essere abbassato al 20 per cento del valore di mercato per quelle realta’ che svolgono attivita’ sociali senza scopo di lucro, ma gli affidatari della concessione dovranno corrispondere comunque eventuali arretrati seppur in misura ridotta; per le associazioni dovrebbe essere il comune, invece, a riconoscere un corrispettivo agli spazi sociali, viste le attivita’ finora svolte gratuitamente in territori difficili della citta’. Quindi per i rappresentanti dei centri sociali la concessione deve essere gratuita o il canone deve essere corrisposto mediante lo svolgimento di manutenzione del bene pubblico.

“Possiamo pagare il canone facendo attivita’ sociali, nel nostro caso abbiamo davanti il parco tiburtino che gia’ manuteniamo senza nessun costo per l’amministrazione – ha spiegato Alessia del Csa Intifada – In questi anni abbiamo salvato dalla criminalita’ e dalla microcriminalita’ decine di ragazzi nelle periferie. Siamo in credito, non in debito verso l’amministrazione”. Sulle modalita’ di concessione, per il Campidoglio gli spazi vanno assegnati con un bando pubblico, della durata di sei anni, per le associazioni e’ necessaria invece una sanatoria che riconosca anche il lavoro fatto negli anni passati.

“La sindaca aveva parlato di una sanatoria – ha spiegato Stefano del centro sociale Corto circuito – ora arriva questo regolamento. Se si va a gara non c’e’ nessuno di noi che puo’ partecipare, con questi presupposti, se non le grandi coop. Si chiedono arretrati, assicurazioni e fideiussioni, forse non avete idea di che cosa e di come lo facciamo. Le nostre attivita’ sono tutte gratuite, gli spazi sono messi a disposizione della comunita’ del territorio gratuitamente”. Il terzo punto, quello piu’ contestato, e’ l’impianto politico della delibera. Il consigliere di Sinistra per Roma, Stefano Fassina, ha fatto il punto della situazione. “Fin dalle premesse questa delibera non spiega che cosa si vuole fare del Patrimonio indisponibile, non si capisce se per questa maggioranza ha una finalita’ economica o sociale – ha detto Fassina -. Questa partita va giocata sul vincolo della finalita’ di carattere sociale, partendo dalla salvaguardia di esperienze che hanno fatto la differenza negli ultimi decenni sul piano del welfare cittadino. Ci sono altri strumenti, alternativi all’avviso pubblico, come il partenariato sociale previsto dal codice degli appalti, che possono essere utilizzati. C’e’ anche una recente legge regionale che puo’ essere utilizzata. Ma l’idea, se l’intenzione e’ tutelare il Patrimonio sociale, deve essere quella di una assegnazione che preveda dei patti di collaborazione con chi e’ affidatario di uno spazio”.

Anche per il capogruppo del Pd capitolino, Giulio Pelonzi, “la gara pubblica e la tutela del Patrimonio sociale esistente, sono posizioni antitetiche. Questo tipo di beni va tenuto fuori dal recinto del profitto economico per l’amministrazione. Il consiglio comunale dovrebbe votare il riconoscimento dell’interesse pubblico su alcuni beni”. Ma per la maggioranza “questa proposta vuole creare concessioni regolari – ha spiegato Francesco Ardu, presidente M5s della commissione capitolina Patrimonio – E nulla vieta alle associazioni che hanno gia’ un progetto di partecipare. Una sanatoria sarebbe inefficace perche’ e’ stata fatta gia’ negli anni novanta e oggi siamo ancora qui”.

Dopo tre ore di discussione la commissione e’ stata chiusa tra le proteste delle associazioni che hanno chiesto di ritirare la delibera prima che i dipartimenti e i municipi esprimano un parere. “Cosi’ portate la citta’ allo scontro sociale”, hanno detto alcuni dei presenti. Al momento pero’ la maggioranza e’ intenzionata ad andare avanti con questo regolamento “su cui si potra’ intervenire con emendamenti”, ha sottolineato Ardu che ha poi annunciato un’assemblea pubblica con tutte le associazioni prossimamente e un confronto anche con la commissione cultura del Campidoglio. “Vi invito a ragionare sul ritiro di questa delibera – ha concluso Fassina – perche’ i pareri che arriveranno saranno in funzione di questo testo e saranno per tanto rilevanti ai fini degli stessi emendamenti che si possono produrre”.

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