Più polizia e nuove frontiere in Costa d’Avorio: il piano del governo per fermare l’immigrazione irregolare

Piantesosi firma un accordo con il suo omologo africano che prevede la creazione di quattro nuove postazioni di polizia frontaliera al confine con Mali e Burkina Faso e con la Guinea. Secondo il Viminale, la Costa d’Avorio è il primo paese di provenienza dei migranti in Italia, seguito proprio dalla Guinea

Dopo la tragedia di Cutro, il cui bilancio della vittime è salito a 89 morti, il governo italiano cerca una soluzione alla questione migratoria battendo la strada del cosiddetto “Piano Mattei”, che nelle intenzioni del governo entro due anni dovrebbe permettere all’Italia di diventare indipendente dal gas russo, per poi far diventare il nostro paese un hub di distribuzione di energia dal Nord Africa all’Europa.  Nelle ultime settimane, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, si è recato prima in Egitto, poi in Costa d’Avorio. La prossima settimana è prevista una tappa in Tunisia, colpita da una forte crisi economica.

Nella sua ultima visita ad Abidjan, in Costa d’Avorio, Piantedosi ha sottoscritto con l’omologo Vagondo Diomandé un accordo di cooperazione per la prevenzione e il contrasto di fenomeni criminali (terrorismo, il traffico di sostanze stupefacenti e di armi, immigrazione irregolare). L’accordo prevede la creazione di quattro nuove postazioni di polizia frontaliera nel nord e nell’ovest del Paese, rispettivamente al confine con Mali e Burkina Faso e con la Guinea. Secondo il Viminale, la Costa d’Avorio è il primo paese di provenienza dei migranti in Italia, con 3.347 persone sbarcate dall’inizio del 2023, seguito proprio dalla Guinea con 2.957.

Durante la sua visita in Costa d’Avorio – durante la quale ha incontrato anche il presidente Alassane Ouattara – Piantedosi ha partecipato, insieme al ministro Diomandè, alla cerimonia di lancio del progetto Civit, finanziato dall’Italia e che verrà realizzato insieme all’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim). L’iniziativa prevede la creazione di avamposti di frontiera e percorsi di formazione specialistica sul controllo dei confini, la lotta al traffico di migranti e alla tratta di esseri umani. L’accordo fa seguito al protocollo tecnico firmato il 7 ottobre 2021 dall’allora ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, e dalla ministra degli Esteri ivoriana Kandia Kamissoko Camara, ed è finalizzato a rafforzare le capacità operative ivoriane di gestione delle frontiere e dell’immigrazione irregolare.

L’accordo siglato con le autorità ivoriane fa parte del programma Civit dell’Oim – cui l’Italia contribuisce – e rientra negli sforzi da anni messi in atto dall’organizzazione internazionale fondata nel 1951 per aiutare gli stati ad aumentare le loro conoscenze tecniche e costruire capacità istituzionali nella gestione delle frontiere e della migrazione. L’Oim crea e attua programmi di sviluppo delle capacità nella gestione della migrazione (Cbmm) che mirano a ideare capacità in tre aree: sviluppo delle capacità istituzionali, sviluppo delle capacità delle risorse umane e sviluppo delle capacità operative. La divisione per la Gestione dell’immigrazione e delle frontiere (Ibm) dell’Oim si occupa dei programmi di polizia di comunità. A livello regionale, il Centro africano per lo sviluppo delle capacità (Acbc) dell’Oim mette a disposizione la sua esperienza nell’immigrazione e nella gestione delle frontiere in Africa. Istituito nel 2009 su richiesta degli Stati membri africani dell’Oim, l’Acbc sta rapidamente diventando un importante centro per la formazione sulla gestione della migrazione.

La visita di Piantedosi in Costa d’Avorio secondo il governo va inquadrata nell’ambito del più vasto “Piano Mattei” per l’Africa, più volte annunciato dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che ha dichiarato di ispirarsi a una filosofia di sviluppo non predatoria ma di partenariato e di aiuto allo sviluppo che era propria del fondatore dell’Eni. Secondo l’agenzia Nova, il fatto che la Russia, attraverso i mercenari del gruppo Wagner, stia scacciando i francesi dai Paesi del Sahel – Repubblica Centrafricana, Mali, Burkina Faso, Guinea e presto, forse, anche Ciad – viene avvertito dagli Stai Uniti come un grave rischio geopolitico, ragione per la quale spingerebbero per  una maggiore presenza italiana in Africa. Non è un caso, in questo senso, che l’appoggio di Washington al governo italiano nel tentativo di stabilizzare la Libia – principale punto di transito dei flussi migratori provenienti dai Paesi dell’Africa sub-sahariana – appaia oggi più determinato.

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