Mentre in Parlamento è in corso la conversione del Decreto Genova e il sindaco-commissario si preoccupa di trovare un meccanismo blindato, ossia al riparo di ricorsi, per assegnare la ricostruzione del ponte sul Polcevera, autorevoli professionisti e docenti universitari si sono incontrati ieri a Roma per sostenere con convinzione la possibilità di ricostruire solo una parte del ponte Morandi e consolidare l’esistente.
A due mesi e mezzo dal disastroso evento, l’Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori di Roma e Provincia, coordinato dal suo Consigliere Silvio Salvini, ha promosso un convegno per fare chiarezza sia sulle varie ipotesi tecniche che hanno causato il collasso dell’opera, sia sul suo valore storico-architettonico, sia sulle tempistiche e sui costi per la realizzazione delle opere che ristabiliscano la normale viabilità nel territorio e consentano il ritorno alle loro case della popolazione di Genova..
Negli interventi sono state affrontate questioni urbanistiche e del paesaggio, la tecnica e tecnologia di materiali e strutture, la gestione e la manutenzione, nonché il consolidamento/conservazione dell’opera. Ma soprattutto è stata condivisa la necessità di analizzare e confrontare tempi e costi relativi alle due ipotesi in essere: a) demolizione totale del ponte e sua ricostruzione; b) consolidamento/conservazione dell’esistente e ricostruzione della sola parte crollata.
‘’Le due ipotesi – precisa Paolo Rocchi, ordinario f.c. di consolidamento edifici storici – hanno anche una differenza temporale enorme. Infatti ricostruire i duecento metri della parte crollata, innalzando una nuova pila in acciaio, la numero 9, e poi consolidando la pila 10, mentre la 11 era già stata rinforzata nel ’93, richiede non più di un anno. La totale demolizione e ricostruzione, oltre al maggior onere economico, richiede invece almeno tre/quattro anni.’’
Rocchi tiene a sottolineare che l’ipotesi ‘’conservativa’’ risponde anche all’esigenza di tutelare sul piano dei beni culturali il Ponte Morandi, come esempio di grande ingegneria strutturale. ‘’E vero che rispetto al vincolo previsto dei settant’anni, il Morandi ne ha solo cinquanta, – rileva – ma il Mibac dovrebbe comunque esprimersi di fronte alla distruzione di un’opera presente nei principali testi di ingegneria e architettura del mondo ’’.
Infine, ricordando la petizione di 1.500 architetti e ingegneri e un recente convegno all’Anche, l’associazione costruttori edili, Rocchi invita i soggetti deputati ad assumere decisioni operative a tener conto delle informazioni fornite dai maggiori esperti del settore, fra i quali il noto progettista di ponti Mario Paolo Petrangeli e Gabriele Camomilla, a capo della manutenzione fino al 2005, e comparare quindi le due ipotesi in campo, nel primario interesse della Città di Genova. ‘’ Si faccia – suggerisce Rocchi – un concorso internazionale di progettazione’’.