Popolare del Lazio, Lucidi: nuovi sviluppi, cresciamo legati al territorio

L’Ad della banca quotata in borsa all’ Hi-Mtf, prospetta acquisizioni e rileva di offrire redditività, trasparenza e servizi come un grande istituto.

«Per ora stiamo alla finestra con molta attenzione, in attesa di sviluppi che potrebbero essere a breve, anche brevissimo termine». L’amministratore delegato della Banca Popolare del Lazio, Massimo Lucidi, annuncia a Radiocolonna.it con queste parole l’imminente inizio della campagna acquisti. Sarà un ulteriore passo in un cammino di crescita intrapreso da Lucidi negli ultimi due anni, che ha già conosciuto un fondamentale passaggio con la quotazione – avvenuta a fine gennaio – al segmento Hi-Mtf della Borsa. «È l’equivalente di quello che una volta si chiamava Mercato ristretto: offre garanzie di trasparenza, liquidità ed efficienza assolutamente comparabili a quelle del mercato maggiore».

Del resto, già da diversi anni le quote in possesso dei soci facevano registrare ottime performance: «Abbiamo garantito un rendimento negli ultimi anni del 4,45% contro una media del settore del 3,70», puntualizza Lucidi. Che non si sbilancia sull’accesso alla Borsa “senior”: «Per ora siamo soddisfatti di questo primo step. Nel frattempo stiamo completando l’ampio processo di ristrutturazione interna cominciato nella primavera scorsa e che andrà definitivamente a regime entro la fine di quest’anno. È un processo che porterà nei prossimi mesi la Popolare del Lazio a un salto qualitativo nell’offerta alla clientela».

Il progetto si articola su più livelli. Intanto si sta sviluppando la sezione “consulenze e servizi” della banca, in linea con quanto avviene a livello nazionale nel settore. «L’obiettivo – puntualizza Lucidi – è arrivare ad un equilibrio quasi perfetto, il 50% dei ricavi proveniente appunto da consulenze e servizi alla clientela (oggi siamo sul 30%), e il rimanente dall’intermediazione creditizia tradizionale, i cui margini com’è noto sono oggi assai ridotti. E quanto a clientela il nostro obiettivo è di stabilizzarci sul 45% corporate e il 55% retail».

La contribuzione al margine operativo del segmento servizi è già in aumento, ed è cresciuta negli ultimi tre anni di oltre il 30%. «Vogliamo mantenere e migliorare questo trend positivo – spiega Lucidi – perchè per un istituto delle nostre dimensioni, incluso da Bce e Bankitalia nel segmento Lsi (less significant institution), è fondamentale saper gestire le leve dei ricavi con attenzione». Collegata con questa è l’altra linea di riforma tutta interna, che riguarda la nuova ripartizione, con conseguente specializzazione, dei vari ambiti d’intervento con la revisione di ruoli e incarichi.

La Popolare del Lazio è un glorioso istituto fondato nel 1904 come “Cassa Agricola Operaia”, e trasformata nell’attuale veste giuridica nel 1993. Con sede centrale a Velletri, 59 sportelli (40 in provincia di Roma, 13 in provincia di Latina, 4 a Frosinone e 2 a Viterbo), 470 dipendenti e 5.700 soci, non rientra nei dettami della riforma del 2015 che imponeva la trasformazione in Spa delle Popolari, solo oltre gli 8 miliardi di attivo, il doppio di quanti ne ha la PopLazio. «Siamo una delle prime dieci banche popolari d’Italia ad aver conservato tale veste giuridica. Diciamo che ci sentiamo una piccola banca che però opera come una grande. Quanto a redditività, trasparenza, efficienza, servizi ai clienti. E tutto questo ora ha la “controfirma” della quotazione», racconta Lucidi che ha una lunga esperienza alle spalle cominciata in Comit fino al 1988, poi in Carisparmio Modena quindi in Popolare Adriatico e Popolare Brescia, fino all’arrivo alla PopLazio nel 2011 e alla nomina a ceo nel 2017.

« Puntiamo – sottolinea Lucidi – a valorizzare il nostro asset principale, il profondo radicamento sul territorio e il rapporto di fiducia personale con i clienti che seguiamo in tutta la loro crescita industriale. Una crescita, dai coltivatori di kiwi dell’area pontina a quelli di nocciole del viterbese, fino alla moltitudine di piccole e medie imprese manifatturiere di tutta la regione, che in questi ultimi anni è stata rapida e sorprendente anche come mentalità». Insomma, il Lazio, e così la sua Banca, «sta avvicinandosi con determinazione alle regioni più industrializzate del Nord», come dice l’ad.

 

di Giovanni Bollini 

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