Non è un problema circoscritto alla città di Roma. Anche nel resto del Lazio nessuna amministrazione è disposta ad accogliere gli impianti per lo smaltimento dei rifiuti nel suo territorio. Nei giorni scorsi sei amministrazioni locali (Civitavecchia, Allumiere, Monte Romano, Santa Marinella, Tarquinia e Tolfa) hanno annunciato la convocazione di un consiglio comunale congiunto per dire no al progetto di un digestore per il trattamento della frazione organica a Civitavecchia. Progetto su cui la Regione Lazio ha già dato parere positivo.
I sindaci dicono no e si appellano all’Arpa
Un’iniziativa simile era stata già messa in campo quando fu annunciata l’ipotesi di un termovalorizzatore tra Tarquinia e Civitavecchia. A oggi la rete dei sindaci contrari agli impianti si è allargata perché “i principi di autonomia, responsabilità e autosufficienza di tutti i territori della Regione Lazio in materia di gestione del ciclo dei rifiuti non possono essere calpestati, tanto nel nome dell’emergenza, quanto in quello di qualsivoglia investimento”, spiegano in una nota i sindaci, ricordando che il progetto “ha ricevuto anche il parere negativo dell’Autorità sanitaria e della Soprintendenza”.
Stesso copione nella provincia di Roma. A Guidonia – zona nord dell’area metropolitana della Capitale – da tempo il sindaco Michel Barbet del M5s si batte contro la riapertura del Tmb dell’Inviolata. A sostegno dellSecondo il sindaco l’Arpa Lazio (Agenzia regionale di protezione ambientale) in una relazione di oltre 40 pagine ha evidenziato che l’autorizzazione concessa nel 2020 ai gestori dell’impianto è “lacunosa e rilasciata senza i preventivi pareri dell’Agenzia stessa”. Sempre a parere dell’Arpa “il progetto non sembrerebbe essere dotato di un fondamentale piano di monitoraggio e controllo – spiegano dal Comune di Guidonia – e non ci sarebbero rassicurazioni adeguate sulla qualità dei rifiuti da accettare e persino le determine regionali richiamerebbero normative superate e di conseguenza non sufficientemente tutelanti”. Il sindaco ha quindi colto l’occasione per ribadire che “il Tmb non può e non deve aprire – ha detto Barbet -. Crediamo che sia inevitabile a questo punto pretendere quanto stiamo chiedendo da sempre: l’autorizzazione regionale va immediatamente sospesa a tutela della città e dei suoi abitanti”.
Niente discariche grazie
Non va meglio se ci si sposta ai confini sud e nord della Capitale dove il problema degli amministratori locali sono le discariche. Il sindaco di Albano Laziale, Massimiliano Borelli, da quando ha riaperto il sito di Roncigliano per far fronte alle esigenze di Roma, quasi ogni giorno è alle prese con una manifestazione dei residenti, che hanno costituito un comitato di presidio permanente. Il 3 febbraio scorso, Borelli ha ricevuto comunicazione dalla Direzione regionale dell’ambiente di un avvio del procedimento di riesame dell’Autorizzazione integrata ambientale per la discarica. “È una buona notizia. Tardiva, ma buona”, ha commentato. “Da parte nostra continueremo a sostenere la tesi che l’Aia del 2009 è scaduta e quindi non più efficace. Tanto più con garanzie economiche non chiare. Quell’autorizzazione era per un invaso a servizio di un Tmb, non per una discarica”, ha aggiunto e ricordato che “è nota la nostra contrarietà all’utilizzo dell’invaso, stiamo predisponendo l’ennesimo ricorso al Tar”. Così pure a Magliano Romano: oggi la discarica accoglie rifiuti inerti (ovvero scarti di lavorazione edile) ma presto potrebbe essere autorizzata la richiesta di conferire rifiuti solidi urbani. Il sindaco della cittadina, Francesco Mancini, ieri ha riunito nell’aula consiliare la Conferenza dei sindaci dell’area Cassia, Flaminia e Tiberina per definire “iniziative immediate a contrasto del pronunciamento. Impugneremo gli atti regionali al Tar”, ha detto.
A Roma malumori anche nel Pd
A Roma – città da 2,7 milioni di residenti e 3,3 milioni di abitanti effettivi – il valzer dei no è appena cominciato. Gualtieri non ha fatto in tempo ad annunciare la realizzazione di 14 impianti, tra centri di raccolta, di smistamento multimateriali e biodigestori, che si è sollevato il malumore anche nel suo stesso partito. Se in principio, a esprimersi contrariamente erano stati solo i minisindaci Pd dei territori interessati dai biodigestori, ora anche diversi consiglieri di maggioranza hanno rivolto un appello al sindaco a non penalizzare sempre gli stessi territori. Ma “la maggioranza è unità e noi andiamo avanti con il piano approvato”, ha garantito il sindaco. I malumori principali a Roma provengono dai comitati della Valle Galeria, di Rocca Cencia e di Cesano: tre punti cardinali, ovest, est e nord. I cittadini fanno pressione sugli enti di prossimità.
“Abbiamo presentato ai presidenti delle commissioni Ambiente del Municipio XI e XII una richiesta formale urgente per affrontare da subito le questioni. Auspichiamo grande senso di responsabilità da parte di tutti gli organi competenti – fanno sapere dalla Valle Galeria -. Non vogliamo più nessun tipo di impianto di rifiuti ma che il territorio deve essere protetto e riqualificato, perché ha già dato tanto ed è già pesantemente compromesso”. Da Rocca Cencia, invece, l’annuncio della chiusura del Tmb, per far spazio a un impianto multimateriali, ha suscitato “molte, troppe perplessità”, spiegano dal Comitato Periferie Roma est. “Riteniamo incompatibili gli investimenti previsti dal progetto revamping in un ottica di superamento dell’impianto”, aggiungono. A Cesano invece la battaglia è già finita in tribunale. Al Tar lazio che ha ritenuto inammissibile il ricorso del Comitato di quartiere Cesano, i residenti “di comune accordo con tutte le parti ricorrenti” hanno “deciso di ricorrere in appello avverso la sentenza del Tar mediante ricorso straordinario al Consiglio di Stato”.