Sembra un po’ di essere tornati nel passato, agli anni 50, quando solo le palazzine e condomini delle ricche famiglie borghesi erano riscaldati a dovere. A quasi un mese dall’accensione dei riscaldamenti a Roma, molti condomini sono al freddo. Perché? Semplice, le morosità e i debiti degli stessi verso i fornitori, hanno portato all’interruzione del gas o della vendita di gasolio. La crisi, l’inflazione e gli stipendi costantemente al palo, hanno eroso i redditi di molte famiglie, le quali pagano, quando lo fanno, in ritardo i bollettini emessi dagli amministratori. Il che ritarda a sua volta i pagamenti dei fornitori, i quali non sempre hanno la pazienza di fare credito. E alla fine si rimane al freddo.
Se ne sentono molte in città, dalle voci raccolte da Radiocolonna, da San Giovanni a Piazza Bologna, ma anche in molte altre zone, incluse quelle di Roma Nord. I debiti sono tanti e la cassa langue. Il problema è sempre quello, con l’incremento dei costi del gas e i rischi sempre più alti di insolvenze inizia ad aumentare anche la possibilità di restare al freddo per numerosi condomini. I primi casi di chiusura delle forniture si sono registrati, lo scorso anno, al Nord del Paese, anche se le probabilità che tale fenomeno possa estendersi anche altrove cominciano a diventare sempre più concrete.
Tra i casi più clamorosi emersi recentemente quello di una palazzina di Roma sita nel quartiere Marconi. Un complesso costituito da 8 edifici all’interno dei quali dimorano complessivamente circa 300 nuclei familiari: ebbene, a causa di un debito di 150mila euro, queste famiglie, composte anche da bambini e anziani, si sono viste disattivare l’impianto di riscaldamento centralizzato. Certo, ora l’inflazione sta rallentando e anche il prezzo del gas, su cui incombe però il passaggio al mercato libero. Ma basterà?
