Roma, 13 milioni di “presenze fantasma” con affitti brevi

È quanto emerge dall'analisi di Sociometrica, per l'Ente bilaterale turismo del Lazio (Ebtl), che parla di "una situazione non più sostenibile"

Oltre 13 milioni di “presenze fantasma” tra gli affitti brevi a Roma, cioè non calcolate dalle statistiche ufficiali del turismo, quindi non classificate e irregolari, pari al 55,9 per cento dell’offerta online complessiva. È quanto emerge dal rapporto “Il sommerso ricettivo a Roma”, analisi del mercato degli affitti brevi realizzata da Sociometrica, per l’Ente bilaterale turismo del Lazio (Ebtl), che parla di “una situazione non più sostenibile”.

Il rapporto è stato presentato ieri all’Auditorium dell’Ara Pacis a Roma dal presidente dell’Ente bilaterale turismo del Lazio (Ebtl) Tommaso Tanzilli, e dal direttore di Sociometrica Antonio Preiti. “Il Rapporto, che rappresenta in assoluto il primo studio sul tema per la Capitale, analizza – ha spiegato il presidente Ebtl Tanzilli – l’esplosione del fenomeno degli affitti brevi a Roma basandosi tra l’altro anche su un’indagine che ha coinvolto 1.000 visitatori della Città Eterna, intervistati sulle procedure e condizioni del loro soggiorno. Inoltre questo studio analizza i riflessi sull’occupazione, rispetto al fenomeno”.

FENOMENO IN CRESCITA

In particolare, dal punto di vista della quantità, l’offerta totale di affitti brevi sulle piattaforme di prenotazione online a Roma negli ultimi tre anni risulta aumentata del 46 per cento. Una crescita da cui derivano i numeri emersi dal Rapporto: la stima prudenziale delle presenze turistiche “sommerse” a Roma risulta pari al 55,9% del listing (offerta online complessiva), dato che annualmente corrisponde a 13.565.471 unità. Secondo le stime ufficiali (alberghiere + extralberghiere) le presenze annue a Roma sono 43.550.941, quelle “sommerse” incidono per oltre il 30% in più, una percentuale che innalza il dato annuo a 57.116.412 presenze e “da cui deriva – sottolinea il Rapporto Ebtl – un enorme impatto negativo su molti aspetti della vita cittadina, come l’organizzazione dei trasporti, la raccolta dei rifiuti, l’organizzazione del traffico, la pubblica sicurezza”.

L’indagine evidenzia che l’offerta degli appartamenti risulta essere concentrata per ben oltre la metà nel Municipio di Roma I, ed è caratterizzata dalla disponibilità a ospitare per un numero di notti breve (circa 3) che va a sovrapporsi alla permanenza media alberghiera. Inoltre, dai dati emersi risulta irrilevante quanto a modalità sharing, cioè presenza del proprietario negli appartamenti.

FAMIGLIE ROMANE TAGLIATE FUORI

Un altro elemento analizzato nel rapporto riguarda “lo spiazzamento delle famiglie”: “la crescita del mercato degli affitti brevi risulta aver tagliato fuori dalla possibilità di affittare un appartamento un grande numero di residenti a causa delle limitate possibilità economiche – ha spiegato il direttore Preiti -. Con rendimenti che vanno da 2.000 a oltre 6.000 euro mensili se adibiti ad affitto breve, gli appartamenti risultano infatti fuori portata per le famiglie romane, che secondo le stime di Uniaffitti si attestano su una media di possibilità di spesa di 870 euro mensili”.

Per quanto riguarda, invece, la legalità e sicurezza, da un’indagine effettuata su 1.000 visitatori di Roma, si evince che all’11,8 per cento di essi non è stato richiesto un documento al momento dell’arrivo e che al 65,1 per cento non è stata richiesta la compilazione del modulo per la registrazione statistico-anagrafica con firma personale, con evidenti, gravissime ricadute in termini di sicurezza della comunità. L’indagine demoscopica ha inoltre evidenziato come al 14,1% di visitatori non sia stata richiesta la tassa di soggiorno, con una conseguente evasione della stessa di un totale per difetto di 50 milioni di euro circa (pari al 40 per cento di quanto Roma Capitale incassa dalle presenze alberghiere: 130 milioni). Dal punto di vista dei riflessi occupazionali e del ritorno economico per l’indotto cittadino, il Rapporto evidenzia come, nonostante l’altissimo numero di visitatori coinvolti, “ci si trovi di fronte a un fenomeno irrilevante se non addirittura negativo: al coinvolgimento di pochissimi occupati (per la maggior parte non professionisti) fa da contraltare una forte concorrenza che danneggia i lavoratori qualificati dell’ospitalità regolare, e l’arrivo di un turismo low cost le cui capacità di spesa negli esercizi commerciali di Roma risultano estremamente limitate”.

LA NORMATIVA NEL MONDO

Il Rapporto dell’Ebtl contiene, inoltre, una panoramica delle iniziative di contenimento e regolarizzazione degli effetti dell’esplosione degli affitti brevi già adottate nel mondo (citando i casi di New York, San Francisco, Barcellona, Parigi, Berlino ed Amsterdam) e si conclude analizzando gli aspetti di non più sopportabile pressione che la Capitale sta affrontando sia dal punto di vista dell’amministrazione pubblica che da quello dei privati cittadini. Per il presidente dell’Ebtl Tommaso Tanzilli l’analisi pone la città di fronte a uno specchio deformante: “In breve tempo il fenomeno degli affitti brevi ha mutato le condizioni reali di Roma: è impossibile amministrare una metropoli senza conoscere la quantità effettiva di fruitori dei suoi servizi pubblici, ed altrettanto ingiusto che i cittadini non possano più, nei fatti, trovare casa – commenta Tanzilli – . Siamo di fronte a un fenomeno che non crea occupazione né investimenti: case di proprietà per la maggior parte gestite da società di property management con pochi addetti e l’uso di molti mezzi di automazione. Offriamo questo studio alla città nell’auspicio – conclude Tanzilli – che possa servire a trovare soluzione ad una pressione che per il suo turismo, la sua economia ed i suoi stessi abitanti è ormai diventata insostenibile”.

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