Il M5s di Roma si muove per dare slancio alla campagna elettorale della sindaca uscente Virginia Raggi. A quanto apprende “Agenzia Nova” si sta costituendo un comitato elettorale politico del M5s di Roma. A guidarlo i consiglieri capitolini Paolo Ferrara e Giuliano Pacetti e l’assessora al Bilancio del Municipio X, Paola Zanichelli. Nelle prossime settimane il gruppo verrà allargato ad altri partecipanti, anche in vista del primo appuntamento elettorale della sindaca che ospiterà in un ristorante di Ostia, l’otto giugno, 350 militanti. All’evento sul litorale, tuttavia, si sarebbe registrato un picco tale di adesioni che gli organizzatori stanno già programmando una seconda iniziativa simile in un altro municipio per il 18 giugno, a dieci giorni di distanza. Intanto dopo l’evento dell’otto giugno verrà replicata l’iniziativa “cose fatte” che ha interessato il Municipio X nello scorso fine settimana: i gazebo del M5s sbarcheranno nel Municipio VII. Ancora grigia, invece, la fumata per quanto riguarda l’individuazione dei concorrenti per le presidenze dei Municipi. Non sembrano a oggi confermati i pochi nomi finora circolati, mentre appare avvalorata la strategia di far correre gli attuali presidenti M5s per l’Assemblea capitolina e selezionare i candidati alla guida delle circoscrizioni tra i componenti delle giunte o dei consigli municipali.
Al contrario c’è folla nel centrosinistra nella corsa alle primarie per le presidenze dei municipi: sono ben 46 i candidati in campo distribuiti nei quindici municipi romani, a fronte dei sette che corrono per la carica di candidato sindaco. Tra domenica e lunedì scorso, termine ultimo per presentare le firme a sostegno della propria candidatura, nuovi nomi – soprattutto femminili – sono spuntati nella rosa dei concorrenti del Partito democratico nei territori. Su tutti spicca il nome di peso di Lorenza Bonaccorsi, ex sottosegretaria al Mibact, che correrà per la presidenza del I Municipio, quello del centro storico in cui il centrosinistra vanta un forte elettorato d’opinione. La sua partecipazione alle primarie ha comportato il ritiro di tre tra gli sfidanti: l’assessore uscente Emiliano Monteverde, i consiglieri del Pd Stefano Marin e Daniela Spinaci. Nel II Municipio, invece, non si terranno le consultazioni ai gazebo: gli alleati hanno trovato una convergenza sulla presidente uscente Francesca Del Bello. Altra candidatura di peso, per i dem, è nel Municipio XIV dove c’è Ileana Argentin, nell’ambito di primarie che coinvolgono anche le altre forze di coalizione, ma in molti territori appaiono più come una sfida a contarsi tra correnti del Pd. Intanto, con la scadenza del 20 giugno che si avvicina, la campagna elettorale più che sulle primarie sembra già rivolta al dibattito tra gli sfidanti, con Roberto Gualtieri del Pd – candidato sindaco favorito per la coalizione del centrosinistra – e Carlo Calenda di Azione che non perdono occasione per battibeccare sugli scenari di voto al secondo turno. Calenda ha fatto sapere che se dovesse mancare il ballotaggio, sosterrebbe il candidato del centrosinistra. “Si pongono il problema di che cosa fare al secondo turno quelli che sanno che non ci andranno, sono contento che Carlo mi voterà, noi non ci esprimiamo perchè siamo sicuri di andare al ballottaggio”, ha detto Gualtieri. “Non fare lo sbruffone che non ti viene neanche bene. Piuttosto chiarisci una volta per tutte chi voterai tra me e Raggi al ballottaggio”, ha replicato Calenda.
Sono invece ben più alte le possibilità per il candidato del centrodestra, che corre unito, di arrivare al ballottaggio. Tuttavia, a oggi, ancora manca il nome su cui convergere. Per il momento è stato chiarito che si tratterà di una persona proveniente dalla società civile. E sul tavolo – dopo l’incontro di lunedì scorso tra i vertici di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, che ha coinvolto anche partiti minori come Coraggio Italia e Rinascimento – restano due nomi: la giudice Simonetta Matone e il professore Enrico Michetti. Gli equilibri di coalizione, e anche qualche indiscrezione che vorrebbe Matone non interessata alla partita, fanno propendere per l’idea che la scelta ricada su Enrico Michetti. L’avvocato amministrativista in questa settimana ha incontrato i rappresentanti delle varie forze politiche e sarebbe il nome più gradito a Giorgia Meloni che su Roma ha l’ultima parola, come Matteo Salvini su Milano. Meloni lo ha anche sostenuto pubblicamente: “Michetti è il Mr. Wolf dei sindaci”, ha detto in tv lunedì sera; salvo il giorno dopo correggere un po’ il tiro: “La sua candidatura comunque non partiva da Fratelli d’Italia” e pertanto “non è il candidato di Fratelli d’Italia”, ha sottolineato. In ogni caso l’aspirante candidato nel frattempo avrebbe acquistato il dominio “www.michettisindaco.it” online, che di fatto con una semplice ricerca sui motori di ricerca risulta bloccato. Spinto sopratutto da forze minori del centrodestra, come Udc e Coraggio Italia e da qualche esponente di Forza Italia come Francesco Giro, Michetti sembra oggi il nome su cui si possa chiudere la partita, nonostante altri si siano fatti avanti: da Andrea Bernaudo di Liberisti italiani all’attore Luca Barbareschi, a Vittorio Sgarbi. Martedì i vertici della coalizione si ritroveranno e probabilmente l’incontro sarà decisivo.
Il dibattito, da qui alle prossime ore, però non ruoterà solo attorno al derby dei nomi: la partita romana è strettamente legata agli equilibri nazionali. Lo ha ricordato Guido Crosetto, tra i fondatori di Fd’I: “Cinque anni fa, Tajani bloccò la candidatura di Giorgia Meloni e fece vincere Raggi. Ora la storia si ripete, vengono bocciati tutti i nomi proposti dalla nostra presidente” e “non posso escludere che l’ostracismo nei confronti di Meloni nasca anche dal fatto che sia l’unica leader donna nel panorama politico”. E che a oggi Fd’I cresce vorticosamente nei sondaggi, sedendo all’opposizione del governo Draghi.