Roma 2021: sfida finale Michetti-Gualtieri, partita aperta

Finisce era Raggi. Caccia a voti Calenda. Pd spera in asse con 5s

La corsa per il Campidoglio torna allo schema del bipolarismo: centrodestra contro centrosinistra. A sfidarsi al secondo turno saranno Enrico Michetti, l’avvocato con la passione per l’Antica Roma sostenuto da Fdi, Lega e FI, e Roberto Gualtieri, il professore portato dal Pd e dalle altre forze progressiste. Restano fuori la sindaca del M5s Virginia Raggi e il leader di Azione Carlo Calenda. Per conquistare la poltrona di Palazzo Senatorio, Gualtieri – anche nell’ottica delle convergenze nazionali tra Pd e Movimento – si rivolgerà a tutti coloro che hanno votato Raggi, ma anche ai sostenitori di Calenda, a cui però guarda anche Michetti. Comunque vada, la partita misurerà, dopo anni di scintille, la possibilità di calare l’asse giallorosso anche nella Capitale, sperando nel traino della giunta regionale che già annovera M5S.

Gualtieri già parla a “tutte le romane e i romani” ed in particolare “agli elettori di Raggi e Calenda. Mi rivolgerò anche ai leader dei partiti. Roma può rinascere. Adesso andiamo al ballottaggio e vinciamo le elezioni”, dice. Il risultato delle suppletive di Primavalle, in cui il M5s non si è presentato e che ha premiato il segretario dem di Roma Andrea Casu, secondo il Pd è un buon viatico: “Le forze di centrosinistra si uniranno anche al ballottaggio”. Michetti, invece, punta al programma e parla quasi già da sindaco: “Roma è immobile, ci occuperemo di snellire la burocrazia”. Quando sono stati scrutinati quasi un sesto dei seggi, 433 su 2.603, Michetti è al 31,17%, Gualtieri al 26,77%, Raggi al 20,52% e Calenda al 17,48%. Quanto ai principali partiti, il quadro (parziale) vede il Pd attorno al 16,2%, il M5s all’11,7%, FdI al 17,9% e la Lega al 6,23%. Se questi dati si consolidassero, vedrebbero, rispetto a 5 anni fa, un balzo in avanti di FdI – che diventerebbe primo partito – e una forte frenata del M5s che nel 2016 prese il 35%. L’era Raggi, il primo sindaco donna di Roma ma soprattutto il primo rappresentante del Movimento Cinque Stelle a governare una grande città, dunque, si conclude così.

Eletta in Comune nel 2016 con una percentuale altissima (il 67% al secondo turno) Raggi chiude la sua esperienza in Comune dopo una consiliatura sull’altalena, tra le difficoltà sulle nomine del primo periodo e il processo da cui è uscita assolta, tra scelte contestate come il no alle Olimpiadi e la battaglia per la legalità. E con la grana dei rifiuti onnipresente. Ora nel suo futuro resterà la professione di avvocato, l’impegno politico nel comitato di garanzia del Movimento, e poi chissà. Per ora rivendica di essere stata “l’unica” a “tenere testa alle corazzate del centrodestra e del centro sinistra, con il M5S e le mie liste civiche”. Nonostante esca sconfitto dal voto, Calenda, porta a casa un risultato molto importante considerando che ha corso senza il sostegno dei partiti e con una sola lista. La sua determinazione e l’approccio più ‘politico’ alla campagna elettorale ha convinto un elettorato trasversale agli schieramenti. Motivo per cui, ora, i suoi sostenitori – a cui si rivolgerà tanto il centrosinistra quanto il centrodestra – potrebbero essere determinanti per il ballottaggio. “Deciderò nei prossimi giorni sulle indicazioni di voto, personale e senza contropartita. Non faremo apparentamenti”, dice il leader di Azione che si vanta di avere portato l’approccio Draghi, via da sovranisti e populisti, a Roma con i suoi candidati.

Più articolata la previsione dell’orientamento dei votanti della sindaca uscente che, oltre al M5s, si è presentata con ben 5 liste civiche: se da un lato è plausibile ipotizzare che si riverseranno su Gualtieri, dall’altro bisogna ricordare che da sempre la conflittualità tra i dem e i pentastellati di Roma è molto alta. Qualcuno, tra i supporter del candidato dem, già ministro all’Economia del Conte bis, spera alla fine in qualche endorsement di rilievo. Se fino ad ora il leader del Movimento, Giuseppe Conte, ha evitato di dare indicazioni puntando sulla sua candidata, in giornata parlando dei ballottaggi ha spiegato che, come premessa, “la proposta politica” del M5s “non può avere alcuna affinità con le forze politiche di destra”. (di Paola Lo Mele per Ansa)

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