Nonostante le circa 4.500 assunzioni effettuate da bar e ristoranti della Capitale ad agosto, secondo i calcoli della Confcommercio, cuochi, baristi e camerieri continuano a mancare. “Ne sarebbero serviti almeno il doppio – spiega al dorso romano del Corriere della Sera il presidente della Fipe Conf commercio Sergio Paolantoni – e possiamo tranquillamente dire che a tutt’oggi ne mancano almeno 4mila. Anche perché molti si sono trasferiti nelle zone turistiche intorno a Roma”.
Ancora più drammatici i conti della Confesercenti: “Avremmo bisogno di altri 7mila addetti per poter fornire un servizio adeguato, soprattutto in base agli ultimi dati degli afflussi turistici – afferma il presidente della Fiepet Confesercenti Claudio Pica – e questo ha comportato una riduzione degli orari di lavoro”. Così la mancanza di personale in bar e ristoranti, che aveva raggiunto il suo apice a marzo di quest’anno con 15mila addetti che mancavano all’appello di fronte alla prima ondata di visitatori stranieri, si è fatta sentire anche durante questo mese. Allora i titolari di bar e ristoranti hanno dovuto trovare più di una soluzione. Dalle già menzionate riduzioni di orario, fino alla chiusura dei locali. “La vera novità – aggiunge al Corriere Claudio Pica – è che tanti esercenti per carenza di personale hanno preferito chiudere per ferie, in modo da dare anche un adeguato riposo ai dipendenti, in quanto era impossibile coprire i turni di servizio”.
Intanto, secondo i dati della Cgil Roma e Lazio un lavoratore romano su quattro è povero. I contratti precari – scrive oggi il dorso locale di Repubblica – che spesso sono anche pirata e nascondono lavoro in nero o sottopagato; il gap salariale che a parità di mansioni colpisce le donne e i part-time involontari; l’inflazione che diminuisce il potere d’acquisto soprattutto di chi ha già scarse entrate. Tutto questo crea una platea di 400mila persone che pur lavorando guadagnano meno di 15mila euro all’anno. Novecento euro netti a cui sottrarre i costi di un affitto, della spesa alimentare, delle visite mediche, dei libri e del materiale scolastico per chi si prende il lusso di avere uno o più figli.
Nella Capitale il numero di lavoratori raggiunge quota 1 milione e 300 mila persone e a trovarsi in questa situazione, secondo i dati della Cgil Roma e Lazio è il 25% degli occupati. Allargando l’orizzonde a tutto il territorio regionale, la situazione non migliora, anzi: su 2 milioni e 600 mila persone occupate il 28% è un lavoratore povero. Scendendo più nel dettaglio, oltre 744 mila tra lavoratori e lavoratrici del settore privato non agricolo guadagnano meno di 15 mila euro l’anno: il 45%. Ad essere particolarmente colpiti dalle basse retribuzioni sono le donne (53%) e gli under 35 (41%). Il paradosso è che di questi 744 mila occupati la maggior parte, ovvero più della metà, ha un contratto a tempo indeterminato.