“Non se ne può più. Precettateli. Uno sciopero sotto Covid con la situazione già disastrosa dei trasporti romani non è accettabile. E ovviamente sempre di venerdì. Basta. Le municipalizzate non sono stipendifici ma enti a servizio dei cittadini”. È con questo attacco durissimo che il candidato al Campidoglio Carlo Calenda ha commentato lo sciopero per il trasporto pubblico che riguarderà la Capitale nella giornata di venerdì 17 settembre. L’esternazione del leader di Azione, come prevedibile, ha creato un vespaio di polemiche, con molti utenti dei social divisi tra approvazione e critiche verso una posizione che – a loro dire – non sarebbe rispettosa del diritto di sciopero da parte dei lavoratori.
Ma alcuni, soprattutto addetti ai lavori, si sono concentrati su una parte della frase di Calenda, quella in cui il candidato parla degli scioperi “ovviamente sempre di venerdì”. Il tema dei dipendenti Atac che scioperano il venerdì per fare un “weekend lungo” è molto suggestiva è indigna molti di coloro che utilizzano il tpl per andare a lavoro. E che vedrebbero come fumo degli occhi l’immagine di un macchinista su un’amaca, di venerdì, mentre l’abbonato Atac combatte nella giungla urbana per trovare un modo per raggiungere il proprio ufficio.
Ma le cose stanno davvero così? Il venerdì è davvero il giorno prescelto per allungare il proprio fine settimana? Rispondere a questi interrogativi non è semplice, ma alcune riflessioni aiutano ad orientarsi meglio nella diatriba. In risposta a Calenda, il blogger TPL Roma sottolinea come il trasporto funzioni anche nel weekend, che gli amministrativi – out nel weekend – siano meno del 10% del totale del personale Atac, che i lavoratori che scioperano rinunciano allo stipendio e che l’ultimo sciopero di Atac c’è stato a giugno. Quindi – sostiene il blogger – la polemica sul venerdì sarebbe infondata. Altri spunti interessanti arrivano da Mercurio, che elenca gli scioperi, e i relativi giorni, delle mobilitazioni sindacali del 2019. Si tratta di 13 scioperi in un anno, di cui tre di lunedì, due di martedì, uno di mercoledì, due di giovedì e quattro di venerdì. Dunque, nell’ultimo anno di semi-normalità prima dell’arrivo del covid, si è scioperato all’incirca un terzo delle volte di venerdì, prevalentemente in questa giornata ma non sempre. Resta inquietante il dato della frequenza: più di uno sciopero al mese di media, un danno non indifferente per l’utenza.