Temono fortemente per il loro futuro i lavoratori di Wind Tre di Parco de’ Medici, già scesi in piazza la scorsa settimana contro il trasferimento della sede da Roma a Milano. Uno spostamento di servizi che prevede il trasferimento coatto di cento dipendenti di cui il 70% donne. Accanto ai lavoratori sono scesi in piazza anche i rappresentanti dell’Ugl. Lo scrive il Corriere della Sera. «Il trasferimento di decine di professionalità di Wind-Tre che fanno base a Roma va fermato per rispetto dei lavoratori e degli accordi assunti. Ho presentato un’ interrogazione per verificare che venga perseguito ogni strumento possibile per evitare l’ennesimo esodo di un’azienda dalla Capitale», dichiara il parlamentare europeo del Pd Enrico Gasbarra, che prende una posizione netta sulla vicenda.
«Come denunciato dai lavoratori e dalle organizzazioni sindacali, al momento della riorganizzazione i vertici avevano dato garanzie che andavano in direzione opposta rispetto alle scelte industriali che vedono appunto il trasferimento a Milano – continua il parlamentare -. L’azienda deve sospendere iniziative unilaterali e rivedere il Piano già nell’incontro di giovedì, convocato al ministero per lo Sviluppo economico, in cui Regione Lazio e rappresentanze sindacali si siederanno al tavolo con l’azienda». Gasbarra sottolinea il ruolo del Campidoglio che, a suo avviso,non avrebbe preso alcuna posizione reale in questa vertenza. «Da romano, così come da rappresentante delle istituzioni, rimango sbalordito dalla totale indifferenza dell’amministrazione Raggi – commenta- non soltanto per il caso Wind Tre ma in generale per l’esodo di importanti e prestigiosi gruppi industriali che hanno deciso in questi ultimi due anni di lasciare Roma per andare in altre città d’Italia, nel 90% dei casi a Milano. Sky, Esso, Opel, Consodata (già Pagine Gialle) Total Erg, Baxalta, Mylan, – per fare alcuni esempi – con i relativi indotti, e centinaia di dipendenti, di lavoratori che hanno dovuto cambiare totalmente vita o, peggio, trattare un’uscita dal lavoro molto complessa, a volte traumatica».
Gasbarra paragona la situazione di Roma rispetto ad altre città europee che sono state maggiormente attrattive per aziende e investitori negli ultimi anni. «Dopo Brexit altre Capitali hanno cercato di attirare le tante imprese o i gruppi internazionali che hanno lasciando Londra – precisa -. Roma è rimasta ferma, indifferente a tutto. A questo declino si aggiunge il progetto di autonomia imposto dalla Lega di fronte al quale Roma, come hanno giustamente sottolineato la Camera di Commercio e le associazioni di categoria in un recente report, perderebbe nei prossimi anni il 10% del prodotto interno lordo, con gravi conseguenze sull’occupazione e sulla tenuta sociale della città».