Sanità, il Lazio schiacciato dai debiti

La strada per il risanamento é ancora lunga. La sfida al prossimo governatore

La Regione Lazio è uscita dal commissariamento nella sanità dopo dieci anni. Ma è ancora ben lontana dall’aver risolto tutti i suoi problemi. Se infatti sul fronte finanziario e contabile ci sono stati dei miglioramenti, su quello dell’offerta dei servizi la situazione è decisamente peggiorata: le liste d’attesa si sono allungate, il numero di posti letto in regime ospedaliero è sceso ed è aumentata la spesa privata a causa dell’impossibilità di accedere alle cure del servizio sanitario nazionale.

Secondo i dati della Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere (Fiaso), i residenti nella Regione Lazio hanno sborsato di tasca propria in contanti 399,8 euro l’anno pro-capite. Una cifra che è sotto la media nazionale (445 euro), ma ben al di sopra dei minimi della Sicilia (244,5 euro). Che cosa significa esattamente? Che tutti i residenti della Regione Lazio ricorrono più spesso dei siciliani alle cure a pagamento perché il servizio sanitario nazionale non riesce a soddisfare la domanda di terapie e interventi sul territorio. Senza contare che, come spiega un dettagliato rapporto 2016 della Uil, in collaborazione con il centro ricerche Eures, “gli oneri del risanamento dei conti pubblici sono stati pagati dai cittadini attraverso una crescente pressione fiscale ed un aumento delle compartecipazioni private alla spesa, cui non ha affatto corrisposto la garanzia del mantenimento dei servizi e delle prestazioni erogate dal pubblico”.

L’impressione è insomma che la fine della fase di commissariamento sia stata pagata con pesanti sacrifici sulla pelle dei contribuenti. La questione è particolarmente rilevante visto che le entrate destinate alla spesa sanitaria rappresentano i tre quarti degli introiti complessivi del bilancio regionale (il 73% nel 2016 pari a 10 miliardi su un totale di 14,8 miliardi di entrate). Ciononostante, per il governatore Nicola Zingaretti è difficile far quadrare i conti perché il debito è un fardello enorme: 10 miliardi su un totale di 15 dell’intero sistema nazionale, come rileva la Corte dei Conti. Certo i miglioramenti non sono mancati con il primo risultato operativo in positivo degli ultimi dieci anni. Tuttavia a giugno 2017, l’Osservatorio regionale sul debito registra ancora sull’ente 12 miliardi di prestiti legati alla sanità con interessi fuori mercato.

Ma come è stato possibile arrivare a questo punto? Secondo il governo, l’origine di tutti i mali è la riforma del titolo V della Costituzione che ha affidato alle Regioni il compito di curare i cittadini. Negli anni, la riforma che ha regalato l’autonomia ai parlamentini si è rivelata un boomerang soprattutto nella sanità che è diventata un vero e proprio feudo della politica locale attraverso assunzioni e appalti. A partire dalle nomine dei direttori generali delle Asl e delle aziende ospedaliere per finire alle assunzioni di medici, infermieri e amministrativi che oggi, nel Lazio, costituiscono un’enorme struttura con 44 mila 617 persone. Ecco perché il ministro della sanità Beatrice Lorenzin ha avviato una campagna per strappare la sanità dalle mani delle Regioni.

Secondo diversi osservatori, però, non è detto che questa soluzione sia capace di curare tutti i mali della sanità. Rischia piuttosto di spostare il centro di potere sul settore. Intanto il governo spinge per un risparmio di spesa e una riallocazione delle risorse all’interno del sistema sanitario. “Non è possibile trovare risorse solo riallocando, specie a fronte dell’allargamento dei Lea (livelli essenziali di assistenza)” ha spiegato Francesco Ripa di Meana, presidente Fiaso, nell’ultima edizione del Festival dell’economia di Trento focalizzato sui temi della salute. “E’ necessario che la palla torni alla politica” ha aggiunto. I governatori ne sono coscienti. Ecco perché Zingaretti ha appena annunciato che la Regione ha intenzione di “investire 720 milioni di euro nella sanità” con più di “tremila e 500 assunzioni” nel prossimo biennio. “Sarà una grande novità – ha assicurato il governatore – perché abbiamo rimesso a posto le cose e possiamo ricominciare a ricostruire”. A patto di non sforare il budget per questioni di opportunità politica in una campagna elettorale che si prospetta davvero complicata.

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