In Lombardia e nel Lazio i disagi del payback si fanno sentire di meno, poiche’ il sistema sanitario si avvale molto del circuito dei privati.
Il payback, misura che chiede alle imprese fornitrici di dispositivi medico-sanitari (dalle garze alle valvole per il cuore), di compensare al 50 per cento lo sforamento di bilancio delle aziende sanitarie locali che presso di loro si riforniscono, e’ previsto da una legge varata nel 2015 dal governo di Matteo Renzi e per cui sono stati emanati i decreti attuativi poco prima della caduta del governo Draghi.
Adesso molte imprese del settore, circa 4.500 in tutta Italia per un totale di 112 mila addetti, richiano il fallimento. In alcuni casi imprese che fatturano 800 mila euro l’anno hanno ricevuto richieste di compensazione anche per 500 mila euro. Nel complesso, tra il 2015 e il 2020, il payback su base nazionale ammonta a 3,6 miliardi di euro. Lo sforamento interessa prevalentemente le regioni in cui e’ piu’ diffuso il sistema sanitario pubblico: in testa c’e’ la Toscana, con uno sforamento di 618,5 milioni di euro, segue il Veneto con 429,8 milioni, la Puglia con 391 milioni, l’Emilia Romagna con 360,6 milioni, il Piemonte con 356,5 milioni. Sforano per una somma oltre i 200 milioni di euro: il Friuli Venezia Giulia (216 milioni), le Marche e l’Abruzzo (221 milioni ciascuno). Le regioni piu’ virtuose, perche’ hanno una forte diffusione dei servizi sanitari privati, sono: Lombardia e Valle d’Aosta (7,6 milioni ciascuno) e Lazio (8,2 milioni).
Stamattina imprese e operatori del settore, per questi motivi, si sono ritrovati in piazza a Roma per protestare e chiedere al governo di rivedere la normativa. Sono in corso interlocuzioni con Palazzo Chigi, ha confermato Massimo Reim, presidente della Fifo sanita’ di Confcommercio.
Al grido di: “Stop payback, stop payback”, i manifestanti si sono radunati in piazza della Repubblica. Diversi i cartelli bianchi e la cui sagoma richiamava una bara, in segno della morte delle loro aziende. “Non vi cureranno piu'” e “Payback sanitario, esproprio di Stato alle Pmi”: i testi riportati sui manifesti. Altri hanno indossato dei cartelloni con scritte quali: “Italia, il Paese in cui le imprese falliscono grazie a una legge ingiusta e folle”. “C’e’ un impatto differenziato, a seconda dei bilanci delle regioni, sulla base degli sforamenti”, ha spiegato il presidente di Fifo Sanita’ di Confcommercio, Massimo Riem.
“Le aziende, inoltre, si trovano in una situazione in cui non hanno contezza della formulazione dei prezzi: oltre all’impatto negativo del payback, c’e’ anche un problema di accesso al futuro per il mercato”, ha aggiunto. Uno dei rischi, oltre alla perdita di posti lavoro e imprese che chiudono i battenti, e’ che le aziende italiane del settore per il futuro non siano piu’ in grando di fornire i dispositivi e la sanita’ pubblica italiana potrebbe trovarsi sfornita o essere costretta ad accordi con fornitori dall’estero.
“Le imprese, in queste condizioni, a breve non saranno in grado di rifornire gli ospedali pubblici e ci sara’ un carenza di dispositivi. C’e’ il rischio di doversi rivolgere ad aziende concorrenti all’estero e c’e’ il rischio che l’Italia non possa approvigionarsi della sua produzione”, ha concluso Reim.