Scandalo Facebook: internet come un gigantesco Matrix

Gli algoritmi di Google, Facebook e Amazon sanno tutto di noi. Un libro, “Manuale di disobbedienza digitale”, ci spiega come navigare in modo più consapevole e come difendere la nostra privacy

Il web è uno spazio dove ci muoviamo molte ore al giorno. Un luogo familiare, consueto. Ma non credete a chi vi dice che la rete sia un mezzo di comunicazione. Piuttosto, provate a immaginare internet come qualcosa di molto simile a Matrix. Ovviamente meno cupa ma in cui è più facile passare da una parte all’altra senza bisogno di pillole blu e rosse. Senza bisogno di particolari cabine telefoniche in cui effettuare il passaggio dal mondo fisico a quello digitale. E’ questo l’assunto di partenza del libro Manuale di disobbedienza digitale, Castelvecchi Editore, scritto da Nicola Zamperini, giornalista e consulente per le strategie digitali di aziende e organizzazioni. Potremmo definirlo un saggio sociologico o un trattato di psicologia perché ci spiega come navigare in modo più consapevole, come difendere la nostra privacy e come mandare in cortocircuito gli algoritmi delle grandi aziende che, quotidianamente, ci spiano e “condizionano”.

Siamo connessi ma soli
Se in metropolitana diamo un’occhiata al nostro profilo Facebook, rimaniamo isolati dalle persone che ci circondano, eppure immediatamente entriamo in contatto con le centinaia di amici e follower. Se, nel farlo, ridiamo o scuotiamo la testa da soli, il nostro vicino non penserà che siamo pazzi ma capirà che siamo connessi. Quando siamo online perdiamo il senso dello spazio fisico e del tempo. Entriamo in un’altra dimensione, estraniandoci dal mondo.

24 ore su 24
Con lo smartphone lavoriamo e facciamo anche cose utili. Effettuiamo bonifici bancari, programmiamo le vacanze o troviamo una strada: sono tante le utilità pratiche che scaturiscono da un buon utilizzo di uno smartphone connesso. Non è un caso che Google, Facebook, Amazon e l’iTunes Store siano sempre aperti e disponibili a soddisfare le nostre richieste, a farci fare cose che generano dati e denaro. E tutto questo 24 ore al giorno, 365 giorni l’anno.

Abbiamo venduto noi stessi e non ce ne siamo accorti
Google guadagna usando i nostri profili per mostrarci pubblicità legate alle parole che cerchiamo, il suo obiettivo è la precisione. Vuole far sapere agli inserzionisti che le persone che vedono gli annunci a pagamento sono probabili clienti dei prodotti o servizi reclamizzati. Questi inserzionisti non sono interessati a rivolgersi a un vasto pubblico: sarebbe uno spreco di soldi. Più Google sa sul nostro conto, più saranno efficaci le pubblicità.

Apriamo la porta a uno sconosciuto
Nessuno sembra interessarsi al fatto che vendiamo parti di noi: ci prostituiamo, da un punto di vista letterale, per un piatto di lenticchie. Capisco che la privacy sia un bene residuo. Ma a nessuno verrebbe mai in mente di aprire la porta a uno sconosciuto, farlo sedere sul divano e dirgli di ascoltare, vedere cosa accade, quanto ci diciamo, come ci comportiamo.

Il cellulare è un prolungamento del corpo
Siamo cambiati, dobbiamo prenderne atto. Il cellulare è diventato un prolungamento del nostro corpo. Non guardiamo un’opera d’arte, noi la fotografiamo. Abbiamo amici virtuali, condividiamo sui social network continuamente i nostri sentimenti, le nostre emozioni, i nostri viaggi. Tutto. Le techno-corporation spingono all’esibizione dei sentimenti. Ogni modulazione delle nostre emozioni deve essere condivisa, linkata, resa pubblica e conseguentemente registrata, analiticamente carpita e trasformata in dati. E più la registrazione è meticolosa, più quel dato ha valore.

Possiamo disobbedire alle regole della rete e dei social network?
La risposta è sì e Zamperini ci aiuta, mostrandoci 100 regole per provare a disubbidire. Per porci delle domande su come utilizzare al meglio la rete.

Eccone alcune:

1) Quando vi iscrivete a un social network fornite informazioni false
2) Taggatevi su Facebook in luoghi nei quali non siete mai stati
3) Navigate sempre in modalità anonima sul vostro browser
4) Prima di scattare una foto pensateci e ripensateci
5) Scattate fotografie incomprensibili. Ad esempio fotografate marciapiedi, muri, porzioni di oggetti, tipo una forchetta
6) Mettete “mi piace” a pagine su argomenti incomprensibili o che non vi interessano
7) Tenete lo smartphone lontano da voi almeno due ore al giorno
8) Non guardate il cellulare come prima azione della giornata, appena svegli

Ma, soprattutto, prima di scrivere uno status, pensando a qualcuno in particolare, rifletteteci: nel caso alzate il telefono e ditegli delle cose a voce. Meglio se di persona.

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