Sindaco Roma: il punto: acque agitate nel centrodestra

Michetti proposto dalla Meloni non convince Salvini e Tajani che rimandano il vertice per ‘’Coraggio Italia” di Toti e Brugnaro. Gualtieri tiepido con Raggi e Calenda

E’ passata un’altra settimana ma nel centrodestra ancora nessuna intesa sul candidato-sindaco di Roma della coalizione. Giorgia Meloni, alla quale gli alleati riconoscono il diritto di dire l’ultima parola, alla luce dell’intenzione condivisa in larga parte da tutti di privilegiare una figura proveniente dalla società civile, ha avanzato il nome di Enrico Michetti, avvocato, professore universitario di Diritto pubblico, conduttore radiofonico dell’emittente Radio Radio e profondo conoscitore dell’amministrazione romana. Peccato che non sia molto conosciuto da larga parte dei cittadini della Capitale, il che ha fatto storcere il naso a Matteo Salvini ed a Antonio Tajani (che rappresenta al tavolo delle trattative Silvio Berlusconi), i quali  vorrebbero invece puntare su un nome più noto, anche se un sondaggio della AdnKronos dà a Michetti, al primo turno elettorale, un vantaggio in percentuale sugli avversari già scesi in campo, ovvero Roberto Gualtieri (Pd), Virginia Raggi (M5S) e Carlo Calenda, leader di “Azione”.

Impasse quindi a livello romano, il che significa stallo anche per le altre scelte da effettuare nel resto d’Italia (vale la pena di ricordare che si vota in moltissimi comuni, tra i quali Milano, Torino, Napoli e Bologna e nella Regione Calabria). Ad appesantire il clima nella coalizione c’è poi la nascita di un nuovo soggetto politico, “Coraggio Italia”, promossa da  Giovanni Toti, leader di “Cambiamo” e presidente della Regione Liguria, e Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia, che ha pescato abbondantemente in Forza Italia per poter costituire gruppi autonomi alla Camera ed al Senato. Tajani, per evitare altre emorragie, ha messo il veto di Fi sulla partecipazione della nuova componente del centrodestra ai vertici di coalizione, il che ha costretto Salvini e Meloni a posticipare gli incontri già in programma in attesa di un chiarimento interno.

Questa situazione permette al centrosinistra ed ai pentastellati, oltre che a Calenda, di non pensare agli avversari del centrodestra ed a portare avanti la propria campagna elettorale, per la Raggi già iniziata ad agosto dello scorso anno quando annunciò la sua ricandidatura. Per la verità, Gualtieri non è ancora il candidato ufficiale del centrosinistra perché la designazione deve passare attraverso il vaglio delle primarie che si terranno a giugno. Ma per l’ex ministro dell’Economia del governo giallo-rosso non ci sono problemi. Enrico Letta ha imposto al Pd una candidatura unica per non far riesplodere la guerra tra le tre correnti interne  e quindi Gualtieri se la dovrà vedere con quelli che più di qualcuno ha definito i “sette nani”. A meno di clamorose sorprese, le prossime primarie saranno solo un’occasione per mobilitare e rivitalizzare il popolo della sinistra in vista della dura battaglia elettorale di autunno.

Gualtieri, in questa fase, si muove in modo alquanto prudente. Deve puntare al ballottaggio, ma nel contempo non può attaccare più di tanto Virginia Raggi e Carlo Calenda se vuole che i voti dei loro sostenitori possano convergere in larga parte sul suo nome al secondo turno. Da questo punto di vista non vede l’ora che scenda in campo il candidato del centrodestra per condurre nei suoi confronti una dura battaglia di critiche e di attacchi ed apparire quindi come il vero “competitor” della destra.

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